Agrifoglio n. 96 - Giugno
Negli ultimi 10 anni, il comparto del pomodoro in Basilicata ha complessivamente perso colpi. Quasi dimezzata la superficie di quello coltivato per l'industria, mentre è cresciuta - sebbene non abbastanza per compensare la contrazione - quella coltivata in piena aria per il consumo fresco.
Intere aree della regione, più vocate per altre colture più redditizie, da tempo contribuiscono molto poco alla produzione e restano praticamente escluse dalla coltivazione. Di un certo interesse alcune varietà di nicchia, legate a tradizioni locali o inserite in percorsi di sperimentazione e valorizzazione, e fa capolino nella ricerca l'ipotesi di sviluppare soluzioni "urbane"
Sempre nella ricerca, consolidati invece gli studi sulle avversità del pomodoro, mentre è tutta lucana la proposta di un prodotto privo di allergeni.
Resta "tradizionalmente" vivo lo spettro del caporalato, contro il quale scende in campo anche la tecnologia e si ripropongono modelli organizzativi per una filiera etica e sostenibile.
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