Il cece rosso di Latronico: un legume "ribelle" tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali
Arrivato con i Greci, il seme antico è stato recuperato e valorizzato dall'Alsia

Cece rosso di Latronico.
Data:27 May 2020
Arrivato in questo lembo di Basilicata insieme ai Greci, il cece rosso di Latronico (PZ) è una varietà locale che è riuscita ad attraversare i secoli, entrando a far parte della cultura gastronomica di questa comunità. Su segnalazione dell’ALSIA alla Regione Basilicata, il Ministero della Politiche agricole alimentari e forestali ha riconosciuto il cece rosso di Latronico tra i Prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) nell’ultimo aggiornamento dell’elenco nazionale, pubblicato sul supplemento ordinario n. 9 alla Gazzetta Ufficiale n.42 del 20 febbraio 2020.
Il recupero del seme antico è avvenuto grazie al lavoro di selezione e caratterizzazione dell'Azienda ALSIA “Pollino” di Rotonda (PZ), che ha dato vita ad un progetto portato avanti da imprenditori agricoli, pensionati e casalinghe, che sono i veri “custodi” del cece di Latronico.
Appartenente alla specie Cicer arietinum L., questo particolare legume è coltivato ad un’altitudine che varia dai 600 agli 800 metri, su piccoli appezzamenti aziendali in assenza di irrigazione. La tecnica di coltivazione prevede la scerbatura manuale con concimazione organica. La semina si effettua tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. La raccolta avviene nel mese di agosto. Le piante ormai secche vengono raccolte intere e poste ad essiccare completamente. La sgranatura è eseguita a mano. Il cece si conserva in sacchetti di yuta in ambienti asciutti e freschi per diverso tempo.
Il consumo di questo alimento era molto diversificato sin dall'epoca dei Greci: i ceci, infatti, venivano usati sia abbrustoliti che mangiati crudi, durante le rappresentazioni teatrali o nelle agorà.
Grazie ad una ricerca storico-antropologica legata al fenomeno del Brigantaggio, come scrive nella relazione storica Egidia Gioia, “dai racconti degli anziani del paese è emerso che già in epoca pre-unitaria nell'area Sud di Basilicata esistevano dei campi coltivati di ceci, che venivano utilizzati dai Briganti, nascosti sulle montagne per ricavarne farina (macinata in un mulino che sorgeva lungo l'argine del Fiume Sinni), da utilizzare per la pasta e il pane”.
Da qui anche il nome di cece “ribelle”, dove l'aggettivo “ribelle” è proprio legato al concetto di resilienza, alla capacità di riemergere nonostante le avversità.
Recuperato dal lavoro dell’ALSIA, il cece rosso si adatta molto bene alla trasformazione. La farina ottenuta si caratterizza dal colore paglierino o dorata e dal colore brunastro, si presenta granulare dal sapore intenso. Ricca di proteine, fibre, carboidrati e ricca di proteine è priva di glutine e viene utilizzata per numerose ricette tradizionali.