Difesa anticrittogamica del pomodoro in coltura protetta

L’esigenza di proteggere i frutti va associata all’obiettivo di bassa residualità
didascalia.

Frutti di pomodoro infetti da fitoftora .

Data:Wed May 11 08:31:12 CEST 2022

In serra i cicli di produzione del pomodoro si susseguono velocemente, e la gestione fitosanitaria deve bilanciare la necessità di contenere le avversità con quella di avere frutti idonei alla commercializzazione, integri e con il minor residuo chimico possibile.

Nelle serre aperte, come i tunnel, non è possibile l’accurato controllo di temperatura e umidità per cui la gestione fitosanitaria sarà condizionata anche dalle condizioni climatiche esterne. Le più comuni malattie crittogamiche che possono interessare il pomodoro sin dalle prime fasi di crescita delle piantine (fitoftora, botrite, cladosporiosi) sono favorite dalla presenza sulla vegetazione di un velo liquido o da forte umidità relativa all’interno della serra, con l’eccezione dell’oidio che, invece, necessita di temperature elevate e moderata umidità relativa.

Queste condizioni predisponenti devono essere evitate non utilizzando l’irrigazione per aspersione e garantendo un adeguato arieggiamento delle strutture che, però, può consentire ai propaguli di raggiungere le piante coltivate ed avviare processi infettivi.

La peronospora (Phytophthora infestans) è in grado di infettare il pomodoro con umidità relativa elevata o prolungata bagnatura della vegetazione e temperature comprese tra i 10 e i 25°C. La malattia può interessare tutti gli organi epigei della pianta ma i primi sintomi sono osservabili con maggiore probabilità sulle foglie che iniziano a presentare macchie decolorate che tendono a confluire e disseccare.

I danni e l’aggressività della peronospora sono maggiori sulle piantine in fase di sviluppo che risentono dell’attacco e della riduzione della superficie fotosintetizzante in misura superiore rispetto alle piante adulte in produzione. Ai primi sintomi di infezione occorrerà intervenire con tempestività scegliendo tra i numerosi fungicidi di copertura, mesostemici e endoterapici (o loro miscele) registrati sulla coltura (rameici, fenilammidi, mandelammidi, strobilurine, ecc.) alternando quelli con meccanismi di azione diversa per contrastare lo sviluppo di forme di resistenza che il fungo ha una discreta abilità a differenziare.

Anche la polifaga muffa grigia (Botrytis cinerea) è un fungo patogeno temibile sulle coltivazioni di pomodoro in serra. Il fungo è in grado di svilupparsi a carico di tutti gli organi dell’apparato vegetativo della pianta in condizioni di elevata umidità e con temperature comprese tra i 20 e i 25°C. Le aree infette si presentano dapprima livide e successivamente si ricoprono della tipica muffa grigia che dà il nome alla malattia. Per combattere la botrite, è consigliabile portare fuori dalla serra le parti colpite ed eseguire trattamenti fungicidi specifici quando permangono condizioni favorevoli alle infezioni. L’attenzione alla botrite deve aumentare in prossimità della raccolta perché le bacche mature diventano più suscettibili al fungo per la maggiore probabilità di microlesioni, per la riduzione dell’acidità e per l’aumento di sostanze zuccherine. Per combattere la botrite si potrà ricorrere a somministrazioni degli antagonisti biologici Bacillus amyloliquefaciens, B. subtilis, Pythium oligandrum (da utilizzare preventivamente) o irrorazioni di prodotti ammessi dai disciplinari di produzione integrata a base di cyprodinil + fludioxonil, fenexamide, fenpyrazamine, imazalil, penthiopyrad, pirimetanil, ecc.

La cladosporiosi è una malattia del pomodoro più frequente in coltura protetta perché il suo agente causale, il fungo Cladosporium fulvum, per potersi sviluppare ha bisogno di aria stagnante, persistente bagnatura fogliare e temperature tra i 10 e i 28°C, con l’ottimo a circa 22°C. L’infezione interessa prevalentemente le foglie sulla cui lamina compaiono macchie dapprima decolorate che virano al giallastro per poi seccare e, in fase di evasione del fungo, ricoprirsi di una tipica muffetta di colore verde oliva. Contro la cladosporiosi risultano efficaci i fungicidi rameici attivi contro la peronospora ed alcune sostanze attive contro l’oidio (es. strobilurine e triazoli).

Il pomodoro può essere attaccato da varie specie di oidi (Erysiphe spp.) ma quella che con maggiore frequenza interessa la coltura è Leveillula taurica. Questa specie, contrariamente alla maggior parte degli oidi, ha la caratteristica di sviluppare il micelio non sulla superfice fogliare ma nel suo interno. Ad infezione avanzata, i rami conidiofori emergono dagli stomi dando origine ad un’efflorescenza farinosa sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle macchie fogliari. Condizioni ottimali per lo sviluppo della malattia sono temperature di 20-25°C ed umidità relativa di 70-75%. L’oidio del pomodoro può svilupparsi su molte solanacee spontanee ed i conidi possono facilmente raggiungere le piante in serra quando queste sono aperte, trasportati dal vento. Per il controllo biologico dell’oidio sono disponibili il fungo antagonista Ampelomyces quisqualis, i batteri Bacillus amyloliquefaciens e B. pumilus, le varie formulazioni di zolfo, il bicarbonato di potassio, il complesso di oligosaccaridi COS-OGA. Per il controllo chimico sono disponibili sostanze attive con diversi meccanismi di azione da alternare con finalità antiresistenza (strobilurine, triazoli, benzofenoni, pirimidine, ecc).

Per impostare i programmi di difesa integrata contro le avversità citate si raccomanda di consultare i Disciplinari di produzione integrata 2022 della Regione Basilicata

Agrifoglio n. 108 -  

Temi
SeDI
Autori
Arturo Caponero

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