Crescenzi: "Su prodotti di qualità, biodiversità e officinali il sostegno al Pollino-Lagonegrese"
20 anni di attività dell'ALSIA nelle aree interne del "Mercure Alto Sinni Val Sarmento", nell'intervista al direttore dell'Agenzia
Data:31 Aug 2020
Una "Unità divulgativa di zona" a Rotonda, sede distaccata della più vicina Azienda Agricola Sperimentale Dimostrativa dell'ALSIA di Villa D'Agri, non era sufficiente. Troppo importante il fermento delle popolazioni rurali, degli imprenditori e delle istituzioni del Pollino, in Basilicata, e occorreva un cambio di passo per valorizzare quelle aree interne. "Per questo circa 20 anni fa - ricorda Aniello Crescenzi, direttore dell'ALSIA - con la Regione Basilicata si pensò di istituire a Rotonda (PZ) una vera e propria Azienda sperimentale autonoma, denominata "Pollino". E in questo progetto, il contributo economico e di idee del Comune di Rotonda e dell'Ente Parco nazionale del Pollino, che da anni già collaboravano con l'Agenzia per iniziative sul territorio, fu fondamentale".
L'inizio fu col botto, con il supporto ai Comitati promotori che portarono la Melanzana Rossa e il Fagiolo Bianco di Rotonda alle prestigiose certificazioni comunitarie, mentre si valorizzava quella già esistente del Peperone di Senise. Partendo dalle tradizioni, si cerco di coniugarle con i concetti di impresa. "In quell'area - chiarisce Crescenzi - dalla proprietà così frammentata e con una rete viaria difficile, prese corpo una vera e propria strategia per dare valore ai piccoli numeri. Il punto di forza fu il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, dai piccoli agricoltori alle istituzioni, con l'ALSIA a fare da cerniera con la sua nuova Azienda "Pollino" per un'azione prolungata e insistita di animazione territoriale. La presenza di un'area Parco così preziosa, così piena di biodiversità anche di interesse agrario, ci diede lo spunto per avviare circa 15 anni fa una raccolta sistematica e georefenziata di informazioni su tutte le varietà fruttifere e orticole a rischio di estinzione del territorio. Per tutelarle prima, e poi per conservarle e valorizzarle. La collaborazione con gli <agricoltori custodi> fu strategica, e anzi promuovemmo la costituzione di una loro associazione rappresentativa (Vavilov) proprio per raccogliere le loro istanze e favorire gli scambi di notizie ed esperienze, e per realizzare una vera e propria rete di siti di conservazione della biodiversità. Ancora oggi - aggiunge Crescenzi - celebriamo ogni anno questa figura così fondamentale per la biodiversità assegnando un premio al miglior agricoltore custode dell'anno, un premio intitolato ad un caro collega - Enzo Laganà - scomparso alcuni fa."
"E a un altro collega scomparso, Franco Sassone - prosegue il direttore Crescenzi - è intitolato un altro importante tassello della biodiversità di queste aree interne: la banca del germoplasma, ubicata all'interno dell'Azienda "Pollino". Lì vengono raccolti i semi delle varietà censite dai tecnici dell'Azienda, semi che, dopo la caratterizzazione agronomica delle varietà individuate, sono oggetto di ulteriori approfondimenti genetici grazie ai nostri laboratori e ai nostri specialisti del Centro Ricerche dell'ALSIA "Metapontum Agrobios".
E sulla biodiversità di quei territori del Pollino-Lagonegrese, per buona parte ricadenti anche in quella che oggi è riconosciuta dalla Deliberazione di Giunta n. 489 del 17 aprile 2015 della Regione Basilicata come area interna "Mercure Alto Sinni Val Sarmento", negli anni successivi le attività si sono moltiplicate. Tanto che l'istituzione nel 2016 della "Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare dell’area sud della Basilicata (Pollino-Lagonegrese)", la prima del genere in Italia con riferimento all’art. 13 della legge 194/2015, rappresentò una sorta di vera e propria evoluzione naturale delle attività svolte su quei territori. "Il rapporto costante con la Comunità del cibo - chiarisce Crescenzi - cioè con attori pubblici e privati che collaborano con l'ALSIA da anni per la valorizzazione della biodiversità, ha condotto a importanti interventi su queste aree ritenute da tutti "difficili". Dopo il primo itinerario degli antichi tratturi, dove in ambiente seminaturale abbiamo innestato migliaia di fruttiferi con varietà a rischio di estinzione, ecco pronto un secondo itinerario sulla agrobiodiversità e sulle produzioni agroalimentari dell'area, che tra l'altro intercetterà i risultati di altri lavori preziosi che l'ALSIA ha promosso in queste comunità, come quelli per la valorizzazione dei PAT, i prodotti agroalimentari tradizionali".
"La leva - sottolinea Crescenzi - resta il rapporto sinergico con le persone, con le comunità, e con le istituzioni. Cito solo con esempio i numerosi progetti realizzati negli anni proprio con l'Ente Parco Nazionale del Pollino, sempre propositivo per la tutela e per la crescita del territorio, oppure con il GAL "La Cittadella del Sapere" sui bandi di filiera, oppure ancora con la Regione Basilicata e altri partner pubblici e privati per la realizzazione di Biodruba e Finopom, due progetti finanziati dal PSR 2014-2020 della Basilicata. Con Finopom, ad esempio, abbiamo avviato il censimento dei patriarchi da frutto su tutto il territorio regionale, raccogliendo le segnalazioni di esperti, delle istituzioni, ma anche di viandanti: una partecipazione corale, per individuare, censire, tutelare e magari riprodurre anche altrove le piante che racchiudono ancora secoli della nostra storia".
"Discorso analogo - prosegue Crescenzi - possiamo fare per il comparto delle piante officinali. Con lo schema degli avvisi pubblici, per assicurare con la massima trasparenza e il coinvolgimento del numero più alto possibile degli operatori, l'ALSIA avviò la realizzazione di numerosi campi dimostrativi per testare, dapprima nel Pollino-Lagonegrese, diverse specie officinali, garantendo tra l'altro la propria assistenza tecnica, oltre che l'acquisto dei prodotti e la collaborazione di un'importante ditta locale che fa ricerca e trasformazione nel comparto. L'approccio fu da sempre quello di filiera, e ben presto abbiamo potuto allargare questo modello anche agli operatori della collina materana, arrivando a promuovere una vera associazione lucana di produttori. Oggi, grazie al nostro impulso, in Basilicata il comparto ha aumentato di molto le proprie capacità, e vengono coltivate oltre 30 specie. Inoltre - precisa - in linea con quanto fatto per la biodiversità, abbiamo lanciato un progetto per la valorizzazione delle specie officinali spontanee. Presto ne parleremo in un incontro regionale, che stiamo organizzando per la metà di ottobre, mentre a novembre in programma c'è già il convegno per fare il punto sulla biodiversità, con il consueto appuntamento regionale".