Aglianico del Vulture e Primitivo di Basilicata, rete di esperti contro l'oidio

Il Consorzio "Qui Vulture" capofila di un progetto che impegna anche i ricercatori del Centro Ricerche dell'ALSIA "Agrobios"
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Data:22 Apr 2020

Una rete fra organismi di settore e università per studiare i vitigni Aglianico e Primitivo di Basilicata, ed evitare che l'oidio attecchisca sulle piante. E quanto si propone di fare il progetto In.Vini.Ve.Ri.TAS, finanziato dalla Regione Basilicata tramite la Sottomisura 16.2 del PSR, il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, e che vede come capofila il Consorzio "Qui Vulture". Un progetto che cerca di offrire nuovi spunti per la lotta all'oidio o mal bianco, una malattia che colpisce molte specie vegetali, provocando una sorta di muffa bianca sulle foglie e determinando difficoltà di sviluppo e riduzione dell'attività fotosintetica.

"L’oidio è una patologia grave per la coltura della vite – spiega Caterina D'Ambrosio, componente dell'Unità di Biologia cellulare del Centro Ricerche dell'ALSIA "Metapontum Agrobios" e del team che lavora al progetto – e determina una forte riduzione della produzione sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, perché la pianta produce grappoli con acini molto piccoli e scadenti. L'attenzione si è concentrata su due vitigni caratteristici di questa regione, l'Aglianico e il Primitivo, poichè sono molto suscettibili a questa patologia. L’obiettivo principale del nostro gruppo di lavoro è quello di selezionare cloni tolleranti alla malattia con i nuovi metodi di genome editing. Questo risultato avvantaggerà il produttore, che sosterrà costi di produzione più bassi, e il consumatore, che disporrà di un prodotto più sano e l’ambiente per il ridotto utilizzo di fitofarmaci. La coltura della vite diverrà, così, più sostenibile – prosegue la ricercatrice – sia dal punto di vista economico che ambientale".

Altri obiettivi del progetto (che coinvolge anche l'Università di Basilicata con il Dicem, il DiS ed il Safe, l'Università di Milano con il Dsaa, l'Azienda Agricola Battifarano, il CNR con l’Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale, il Consorzio di tutela dell’Aglianico del Vulture, il Consorzio di Tutela Vini Doc Matera) sono la caratterizzazione genetica di vitigni autoctoni, l’allestimento di una banca di germoplasma in vitro, la selezione di starters capaci di esaltare le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie del vino rosso, l’individuazione di nuove tecnologie per migliorare la gestione agronomica ed economica del vigneto.

Il progetto, presentato all’inizio del 2019, è stato approvato con Determina dirigenziale 11 giugno 2019, n. 470, dell'Ufficio Politiche Sviluppo Rurale del Dipartimento Politiche agricole e Forestali - Regione Basilicata, e sta procedendo in diverse fasi. "Presso il Centro Ricerche Metapontum Agrobios sono stati già avviati gli esperimenti per l’ottimizzazione delle condizioni per la coltura in vitro dei due vitigni oggetto di studio – spiega Caterina D'Ambrosio. Gli espianti, costituiti da antere allo stadio di tetrade, vengono prelevati da infiorescenze immature di piante allevate in campo o in serra. Le antere vengono poste su un substrato contenente ormoni vegetali, e tenute in camera di crescita al buio a 25°C. La proliferazione cellulare dei filamenti delle antere porta alla formazione di calli compatti da cui si differenziano gli embrioni somatici che daranno luogo a nuove piantine. Nel progetto In.Vini.Ve.Ri.TAS, gli approcci metodologici utilizzati, che per la loro particolarità rappresentano un unicum, fanno della ricerca in atto un’occasione per mettere a punto strumenti e meccanismi utili sia per la tutela e valorizzazione dei vitigni Aglianico e Primitivo che per il miglioramento della competitività del comparto viti-vinicolo lucano".

 

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