Drupacee, puntuali nel Metapontino tornano i danni prodotti dal capnode

Predilige l'albicocco. Gli adulti provocano importanti defoliazioni, mentre le larve attaccano le radici e il colletto delle piante

Capnodis tenebrionis su albicocco

Capnodis tenebrionis su albicocco

Data : Mon Jun 13 13:13:00 CEST 2022

Il capnode, Capnodis tenebrionis (L.), è un insetto presente da tempo nel Metapontino nei campi di drupacee, con predilezione per l’albicocco. Gli adulti sono attivi in campo dall’inizio della primavera ma non sono facili da individuare. Più visibili, però, sono i sintomi della loro attività di nutrizione che consistono nella caduta al suolo della lamina fogliare in conseguenza della recisione operata a livello del picciolo che invece resta attaccato alla pianta.

L’insetto è attratto dalle piante debilitate e, essendo termofilo ed eliofilo, preferisce disporsi sulla parte della chioma irradiata dal sole. L’adulto può contribuire a stressare la pianta con severe defogliazioni ma la vera minaccia è rappresentata dalla larva (ha una testa di diametro maggiore del resto del corpo e per questo denominato anche verme “capa-grossa”), che si sviluppa all’interno delle radici e del colletto compromettendo seriamente la funzionalità del sistema conduttore dell’albero. L’attività larvale, diversamente da quella degli adulti, è subdola manifestandosi con sintomi aspecifici di sofferenza radicale (emissione di gomma, appassimento fogliare, disseccamento di settori della chioma).

Gli accoppiamenti hanno luogo in primavera e l’ovideposizione si protrae fino a settembre. Ciascuna femmina può produrre oltre un migliaio di uova che vengono deposte sul colletto e, in larga parte, nel terreno circostante. Le larve neonate cercano di raggiungere una radice della pianta ospite dove penetrano scavando tortuose gallerie sottocorticali. I nuovi adulti emergono da fine luglio ad ottobre e si portano sulla chioma delle piante per alimentarsi prima di avviarsi allo svernamento.

Tipici sintomi di presenza di Capnode: disarticolazione della lamina fogliare dal picciolo, eroso dall’insetto adulto

 

Per controllare il capnode è necessario applicare diverse strategie, in integrazione:

  • una razionale fertilizzazione consente di mantenere la pianta in buono stato di salute;

  • una corretta gestione dell’irrigazione può validamente contribuire alla protezione del frutteto perché è in grado di abbassare significativamente la percentuale di schiusura delle uova e di ostacolare sensibilmente il movimento delle larvette sgusciate verso le radici. Per questo, agli impianti a goccia sono da preferire quelli a microirrigazione, che assicurano la bagnatura di una “fascia” di terreno lungo la fila;

  • è importante la rimozione e la rapida distruzione di alberi morti o fortemente infestati, soprattutto se adiacenti a giovani impianti verso cui i giovani adulti sfarfallati potrebbero riversarsi in massa;

  • trattamenti insetticidi contro gli adulti in fase pre-riproduttiva (primavera) non sono risolutivi ma contribuiscono a contenere significativamente le infestazioni. Attualmente l’unica registrata su albicocco contro questo insetto è lo spinosad, impiegabile anche in biologico;

  • interventi diretti contro gli adulti possono poi essere ripetuti in settembre-ottobre, contro quelli sfarfallati in estate, senza problemi di residui sui frutti, già raccolti;

  • la larva neonata alla ricerca dell'ospite è uno stadio molto vulnerabile su cui occorre intervenire. I trattamenti chimici sono poco efficaci mentre buoni risultati possono essere ottenuti con l’applicazione al suolo di nematodi entomoparassiti (es. Steinernema carpocapsaeS. feltiae Heterorhabditis bacteriophora). La distribuzione localizzata dei nematodi nel terreno alla base dei tronchi, nei periodi di massima schiusa delle uova (primavera e tarda estate), consente di parassitizzare le larvette in fase di penetrazione ma, anche, larve già nel legno, grazie alla discreta mobilità attiva dei nematodi;

  • la sistemazione a manicotto di fasce di poliestere impregnate di spore dei funghi Entomopatogeni (Beauveria bassiana, Metarhizium anisopliae) intorno ai tronchi ha consentito l’infezione degli adulti che si arrampicano lungo i tronchi perchè non riescono a volare;

  • nel caso di giovani impianti la “raccolta manuale” degli adulti si è dimostrata molto efficace.

Michele Troiano

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