Rete Humus, primi dati del monitoraggio partecipato delle aziende agrobiologiche
Utilizzato il sistema di autovalutazione del suolo scaturito dal progetto Carbonfarm, promosso dall'ALSIA in Basilicata
Data:11 Aug 2020
Il 17 e 18 luglio scorso, nell’azienda agricola Il Cerreto a Pomarance (PI), si è svolto l’incontro annuale di Rete Humus, la rete sociale promossa da diverse organizzazioni che operano nell’agricoltura biologica italiana. Ai lavori hanno partecipato non solo gli operatori agricoli associati, ma anche ricercatori, docenti universitari e rappresentanti del mondo dell’associazionismo, coinvolti a vario titolo nelle attività di Rete Humus.
I lavori sono iniziati con la visita e la presentazione dell’azienda ospitante, diventata modello di riferimento in un territorio in cui le aziende convenzionali versano in gravi difficoltà economiche. Carlo Brivio, responsabile aziendale, e i suoi collaboratori, hanno illustrato la storia e le difficoltà che hanno dovuto affrontare e le soluzioni adottate, considerato il contesto territoriale e sociale poco avvezzo alle innovazioni agrobiologiche e le difficili condizioni logistiche. I partecipanti hanno ricevuto risposte a tutte le domande poste in merito ai mezzi tecnici utilizzati, molti dei quali auto-prodotti, ai canali commerciali e ai progetti in via di realizzazione. Tra questi - ad esempio - l’avvio di un piccolo allevamento con 15 capi di bovini da latte, utili sia per ampliare e diversificare l’offerta aziendale, sia per la produzione di letame che, soprattutto per un’azienda biodinamica, è un fattore molto importante.
I lavori sono proseguiti con i partecipanti divisi in 2 sessioni parallele:
- Una sessione è stata dedicata all’analisi de “I primi dati del monitoraggio partecipato delle aziende agrobiologiche della Rete Humus”, effettuata con il supporto del Comitato Scientifico. Il monitoraggio è stato realizzato nei mesi di febbraio e marzo del 2020, in oltre 100 aziende agricole biologiche in tutta Italia, di cui 9 lucane. “L'obiettivo” – ha dichiarato Maurizio Agostino, coordinatore della Rete – “è quello di rendere consapevoli gli agricoltori biologici dell'importanza della fertilità organica e di condividere, insieme anche ai consumatori, strategie di tutela e miglioramento. A questo fine abbiamo utilizzato il sistema di autovalutazione del suolo che è scaturito dal progetto CarbonFarm, promosso dall'ALSIA Basilicata. Il metodo CarbonFarm è stato un valido strumento di rilevamento diretto e di addestramento di tecnici ed agricoltori. Un esempio lungimirante di come deve avvenire la sperimentazione ed il trasferimento delle innovazioni agli agricoltori. Su questi aspetti intendiamo proseguire il nostro rapporto con l'ALSIA ed estendere la metodologia alla valutazione della biodiversità degli agroecosistemi”. I tecnici ALSIA partecipanti hanno confermato che alcune attività in corso ed in via di progettazione sono in linea con le aspettative della Rete, e ci saranno certamente occasioni per condividerne i risultati.
- Nell’altra sessione, dal tema “Verso un sistema integrato, partecipato e solidale di distribuzione del buon biologico italiano”, sono state elaborate le prime ipotesi per arrivare al cittadino con la riconoscibilità dei prodotti della Rete.
I lavori si sono conclusi con sessione plenaria dove sono stati condivisi i risultati e le analisi delle precedenti, concordati i punti da sviluppare nel prossimo futuro e ribaditi i valori fondanti dell’agricoltura biologica che, per gli aderenti alla Rete, significa: vita, biodiversità, bontà del cibo e responsabilità sociale.