Stress da eccesso di calore. Danni alle solanacee in pieno campo
Strategie per impedire l'eccessivo irraggiamento delle piante
Data : 03 August 2023
Nelle scorse settimane, caratterizzate da un clima anomalo oltremodo caldo e da un eccessivo irraggiamento solare, sono stati rilevati in campo danni dovuti a stress da calore, in particolare su solanacee. Le manifestazioni fenotipiche dello stress da calore sono diverse: si va dall'arresto della crescita, alla scottatura o necrosi dei frutti e delle parti verdi più tenere fino alla caduta dei fiori, con conseguente mancata produzione.
Il sintomo più evidente in campo è la scottatura delle bacche, spesso confusa come manifestazione di una malattia. In realtà si tratta di una fisiopatia, cioè un’alterazione della normale fisiologia della pianta, dovuta all’eccessiva esposizione solare ed alle alte temperature raggiunte dalla superfice del frutto. L'area colpita si scolorisce sul lato esposto al sole per la morte delle cellule epidermiche e sottoepidermiche; successivamente la parte diventa molle e nel giro di poco tempo preda di batteriosi o muffe opportuniste. Talvolta, invece, imbrunisce e necrotizza assumendo la tipica colorazione del cuoio se l’umidità è molto bassa e la temperatura è elevata (sul frutto maggiore di 52°C).
Le ortive più soggette a questa fisiopatia sono le solanacee (peperoni, melanzane e pomodori). La buccia di questi ortaggi inizialmente si schiarisce per la mancata sintesi dei carotenoidi responsabili della colorazione. Successivamente, perdurando le condizioni climatiche avverse, le macchie si infossano e diventano molli. Oltre ai danni sui frutti, quando la temperatura dell’aria e delle parti verdi della pianta superano la soglia di tolleranza, si verificano condizioni che compromettono l’intero metabolismo delle piante.
I processi principali come fotosintesi, respirazione, sintesi delle proteine etc. vengono alterati, le riserve di carboidrati diminuiscono in tutta la pianta, la produzione di frutti rallenta, vi è perdita di vigore vegetativo e le sostanze nutritive vengono traslocate in maniera anomala provocando arresto o minore accrescimento vegetativo della pianta; inoltre aumenta la respirazione fogliare e diminuisce la fissazione dell’anidride carbonica.
La migliore strategia per contrastare il problema è impedire l'eccessivo irraggiamento delle piante, ombreggiando le colture, privilegiando lo sviluppo di un apparato aereo ricco di foglie, e contenendo le potature di rametti considerati inutili alla produzione.
Per piccole superfici o serre sarebbe auspicabile posizionare teli ombreggianti, per superfici estese invece è possibile avvalersi di trattamenti a base di polveri di roccia come zeoliti e caolini che hanno un discreto potere schermante e riflettente. Le polveri di roccia allontanano anche diversi fitofagi e trattengono l'umidità rilasciandola quando serve, contribuendo a ridurre lo sviluppo di malattie fungine. Esistono in commercio, infine, prodotti fotoprotettori a base di carbonato di calcio che creano una pellicola protettiva sui frutti.
Marcella Illiano