Occhio di pavone, l'importanza della diagnosi precoce per difendere l'olivo
Effetti negativi sulla produzione se la malattia non viene controllata. I consigli dei tecnici ALSIA
Data : 13 April 2022
Diagnosi precoce necessaria per l'occhio di pavone, la principale malattia fungina che colpisce gli olivi causata da Spilocaea oleaginea. Il fungo, che attacca soprattutto le foglie di olivo provocando la formazione di macchie rotondeggianti di colore bruno scuro contornate da un alone giallastro - da qui il nome di occhio di pavone - si sviluppa con temperature tra 10 e 25°C, bagnatura fogliare prolungata e in areali poco ventilati. Quindi, le infezioni si verificano essenzialmente in primavera e in autunno ma, nel Sud Italia, anche in inverni particolarmente miti e piovosi. Le foglie colpite da S. oleaginea cadono precocemente e, se la malattia non viene controllata, si ha un pesante effetto negativo sulla produzione di olive.
È stato osservato che le infezioni della primavera si evidenziano solo dopo un periodo di incubazione di 2-3 mesi mentre quelle autunno-vernine dopo 15-30 giorni. Pertanto, per rilevare la presenza del fungo in fase di incubazione si può intervenire in questo periodo utilizzando il metodo della “diagnosi precoce” immergendo le foglie per 1-2 minuti in una soluzione di soda caustica (NaOH) al 5 % riscaldata ad una temperatura di 50 °C. Con l’immersione si determina una reazione tra i fenoli della foglia e la NaOH con conseguente imbrunimento delle parti interessati dal fungo. In molti casi la reazione avviene anche per la presenza di ferite sulla foglia. In caso di infezione le macchie sono scure, rotonde e di dimensioni di 1-3 mm. In assenza di infezione queste sono chiare e di forma irregolare.
Accertatane la presenza, per devitalizzarlo occorrerà eseguire un trattamento con prodotti a base di rame sul finire dell'inverno, o comunque prima della ripresa vegetativa. L’azione fitotossica del rame determina la caduta delle foglie malate. In anni di carica è possibile utilizzare sostanze attive diverse, quali dodina, fenbuconazolo, azoxystrobin +difenoconazolo, pyraclostrobin limitando la perdita di foglie.
È necessario poi prevedere un secondo trattamento, questa volta in pre-fioritura, volto a difendere le foglie nascenti da nuove infezioni.
Un terzo trattamento potrebbe essere necessario in autunno se le condizioni ambientali sono favorevoli allo sviluppo del fungo. È di fondamentale importanza affrontare l'inverno con una pressione bassa del fungo, in modo da evitare l'espandersi dell'infezione e arrivare alla primavera con un impianto sano.
Michele Troiano