San Cataldo, un borgo completamente trasformato dalla Riforma fondiaria

L'importanza socio-culturale degli interventi nel territorio di Bella (PZ) nella testimonianza di uno dei protagonisti
didascalia.

Strada ed edifici costruiti dall'Ente Riforma a San Cataldo di Bella (PZ).

Data:03 Mar 2022

L’attuazione del programma di Riforma fondiaria, così come prevista dal legislatore con l’approvazione della Legge Stralcio (n. 841 del 21 ottobre 1950), nelle aree interne della Basilicata, non trovò razionale applicazione dove la scarsa disponibilità di SAU (superficie agricola utilizzata), la giacitura dei terreni quasi tutta collinare e la mediocre fertilità degli stessi, non consentì la formazione di unità produttive tali da poter soddisfare le esigenze dei futuri imprenditori agricoli. Ciò ha determinato il venir meno di uno dei punti cardini della volontà del legislatore rappresentato in primis dalla formazione di unità produttive autosufficienti ed il loro trasferimento, unitamente alle strutture fondiarie (case coloniche, annessi agricoli, attrezzature, impianti arborei, ecc.), ai coltivatori agricoli aventi titolo.

Infatti, la distribuzione e il trasferimento delle terre attraverso la formazione di unità produttive, distinte a seconda della estensione in poderi e quote, rappresenta soltanto un aspetto, anche se prioritario rispetto ad altri, del programma di riforma. Così come si evince dalla relazione “Gli effetti della Riforma fondiaria in Basilicata e le opportunità di sviluppo rurale” del 2001 (Clicca QUI per scaricarla), a firma di Anna Ziccardi (già dirigente Alsia, Area Riforma fondiaria) e Gerardo Delfino (già amministratore unico dell’Alsia), l’obiettivo del disegno di legge istitutivo dell’Ente di Sviluppo per l’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Molise – Sezione Speciale per la Riforma Fondiaria – era, tra l’altro, finalizzato ad attuare un tipo di agricoltura intesa come sistema che oltre alla terra ed alla casa comprendeva la rete di assistenza tecnica, finanziaria, i centri di raccolta e di trasformazione, le cooperative, l’incremento delle produzioni agricole con l’introduzione di nuove tecniche di coltivazione, con l’ausilio, ove possibile, di attrezzature meccaniche, nonché la creazione di un nuovo modello di società rurale finalizzata alla trasformazione dei braccianti e dei salariati, spesso sottoccupati e mal remunerati, in piccoli imprenditori agricoli.

Esempio tipico di quanto innanzi esposto è rappresentato dalla “Borgata San Cataldo” del comune di Bella (PZ), allocato sull’Appennino lucano a circa 900 metri di altitudine: un tempo modesto centro rurale abitato da agricoltori dediti principalmente alla coltivazione della terra e alla pastorizia, oggi invece una popolosa frazione costituita da diversi agglomerati urbani. San Cataldo, come anche altre località dello stesso comune di Bella, negli anni cinquanta fu interessata dall’esproprio in danno della ditta Ruffo per circa 660 ettari, costituiti da terreni coltivabili, pascoli, boschi, viottoli interpoderali, fossi, ecc.  Della superficie espropriata facevano parte anche casolari e manufatti vari, strutture fatiscenti e prive dei servizi essenziali, spesso costruite a proprie spese dagli stessi abitanti ed utilizzate come abitazione per il proprio nucleo familiare (quasi sempre numeroso).

La situazione generale emersa nella fase di ricognizione dell’area interessata dall’esproprio e le diverse problematiche riscontrate convinsero gli organi dirigenziali preposti all’attuazione degli interventi di Riforma ad individuare la borgata San Cataldo quale “Centro Aziendale” dotando gli uffici, allocati in strutture appositamente realizzate, di figure professionali specializzate sia nel settore agricolo che in quello socio assistenziale.

La popolazione contava circa 800 abitanti, mentre dopo la Riforma ne contava circa 1100. La viabilità era inesistente salvo qualche mulattiera difficilmente praticabile nei periodi invernali, mentre dopo furono realizzate strade di collegamento ai comuni limitrofi (distanza da Bella 19,9 km, distanza da Avigliano 10 km) (figura 1). Gli agglomerati e le contrade passarono da tre a sette: il patrimonio abitativo era costituito da capanne e ruderi spesso costituiti da un unico vano utilizzato sia per abitazione della quasi sempre numerosa famiglia contadina che per ricovero degli animali da lavoro (asino, mucca, ecc..) prive di acqua, luce, servizi igienici, ecc... Mentre dopo, quasi tutte le famiglie insediate nelle borgate rurali disponevano di almeno una abitazione decorosa dotata dei servizi essenziali. Le attività prevalenti erano l'agricoltura e la pastorizia: successivamente, oltre a queste, sono sorte attività di artigianato, industria, edilizia, ecc... I servizi sociali da inesistenti sono passati a quelli essenziali (scuola elementare, asilo, ambulatorio medico, farmacia, ufficio postale, delegazione comunale, tutti ospitati in locali costruiti dalla Riforma fondiaria) (figura 2).

In questo territorio quindi, l’azione di riforma fondiaria, benché non del tutto soddisfacente, ha visto invece realizzato il progetto per tutto quanto attiene l’aspetto socio-culturale.

Oggi, infatti, anche grazie al proficuo e costante rapporto di collaborazione, sempre leale e mai conflittuale tra le istituzioni locali e le strutture centrali e periferiche prima dell’ESAB e successivamente dell’ALSIA, alla tenacia e alla dedizione al lavoro dei cittadini, San Cataldo è una frazione con oltre 1000 abitanti, dotata dei servizi essenziali, con un patrimonio abitativo ben strutturato ed in fase di ulteriore sviluppo, in cui vivono ed operano con buoni risultati sia gli agricoltori che  diversi imprenditori e professionisti impegnati in settori extragricoli.

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Agrifoglio n. 107 -  

Temi
Riforma Fondiaria
Autori
Donato Colucci

Già funzionario ALSIA dal 1968 al 2008, Area Riforma fondiaria

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
Il Comitato Unico di Garanzia dell' ALSIA