Carta e penna

Colori inebrianti
didascalia.

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Data:Sun Oct 31 18:31:00 CET 2021

Semplici o composti, fondamentali o complementari, sono radiazioni elettromagnetiche. Con onde di varia lunghezza, all'interno di un certo spettro. Riflessi dagli oggetti, a gruppi attraversano cornea, umori, pupilla, cristallino e raggiungono la retina. Fin qui la scienza. Catturati dal nostro occhio, elaborati e trasmessi al cervello, per noi i colori sono innanzitutto percezione visiva, conditi di soggettività e emotività individuali. 

Michel Pastoureau, storico, antropologo e saggista francese, uno degli storici più ferrati sull'argomento, osserva come anche il significato semantico dei colori possa essere molto diverso tra i Paesi, e persino la percezione di un colore cambi tra le diverse culture.

Responsabile della nostra visione del colore è la luminosità, e quindi la percezione cambia anche solo nell'arco della giornata. Poi c'è l'emozione. Una reazione tutta personale a quegli stimoli, che può anche variare con il nostro umore modificando la nostra percezione, il pensiero e persino il processo decisionale che ne consegue. C'entrano l'amigdala e l'ippocampo, più una serie di strutture, circonvoluzioni, sistemi e circuiti. Il risultato è quello di un valore, di una utilità, di un signifiato tutto personale dato a quel colore.

Deve essere stato per questi complessi meccanismi che Giovanni Pascoli vide nei colori autunnali del corbezzolo, già simbolo dell'Italia durante il Risorgimento - Alfredo Cattabiani, scrittore e giornalista della fine del secolo scorso, dice che “la compresenza del verde delle foglie, del bianco dei fiori e del rosso delle bacche evocò nell’Ottocento la bandiera italiana sicchè nel periodo risorgimentale il corbezzolo divenne simbolo dell’unità nazionale” - una prefigurazione della bandiera nazionale, e gli dedicò una sua ode.

Pianta solstiziale, dove troviamo contemporaneamente fiori bianchi e frutti rossi e gialli, utilizzato secondo le leggende per respingere le streghe, il corbezzolo ci introduce all’inverno, al Natale e alle festività invernali. Nel tripudio decadente del foliage di queste settimane, che pure stordisce con la miriade delle sue sfumature, ecco lo stupore gravido per questo piccolo alberello carico di vitalità. Inebriante, letteralmente. In effetti, raccomandavano i vicini pugliesi, "Ci ti ni mangi mòti ti ìmbriachi”.

 

 

Agrifoglio n. 105 - Settembre-Ottobre 2021

Temi
Autori
Sergio Gallo

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