AgriDigit, la tecnologia garantirà i prodotti della terra

Il progetto, sviluppato dal CREA, utilizza agricoltura di precisione e strumenti innovativi. Ne parla il responsabile, Marcello Donatelli
didascalia.

Tecnologia al servizio delle microfiliere agricole nel progetto AgriDigit del CREA.

Data:Fri Oct 30 11:56:54 CET 2020

Nuove tecnologie per il nuovo volto dell'agricoltura. E' lo spirito del progetto AgriDigit del CREA, realizzato in collaborazione con il Ministero per le Politiche agricole e forestali, per intervenire su alcuni sottoprogetti di agrofiliera e sugli effetti che producono a partire dalla valutazione dello stato dei prodotti in campo per arrivare fino alla trasformazione agroalimentare e all'utilizzo della  logistica di precisione. 

Il binomio fra tecnologia e razionalizzazione dei costi è solo uno dei vantaggi che offre il concetto più attuale di agricoltura ma che il progetto Agridigit amplia. Ne parla il responsabile del progetto per il CREA, Marcello Donatelli:

Il progetto Agridigit utilizza nuove metodologie applicate all'agricoltura di precisione che sta caratterizzando sempre più i nostri territori. Il futuro, dunque, si muoverà sull'equilibrio fondamentale fra tecnologia e sostenibilità e questo vuol dire intervenire su agricoltori, organizzazioni di produttori, piccoli imprenditori per sensibilizzarli. Come sta rispondendo l'agricoltura italiana?

Mi conceda di partire dalla conclusione della sua domanda. Applicazioni di agricoltura digitale potenzialmente portano a diminuzione dei costi, del rischio, del potenziale impatto ambientale. Potranno anche essere mezzo, attraverso monitoraggio indipendente dai produttori, per ottenere marchi di qualità o per accedere a contributi e supporti finanziari. L’interesse è fortissimo, ma lo è anche lo scollamento tra tecnologie digitali e realtà operativa, quest’ultima rappresentata da strumenti e anche da predisposizione degli operatori. In questo quadro, l’interesse di imprese private che operano nel digitale per sé o nella meccatronica, è anch’esso elevato, le possibilità di sviluppo sono infatti enormi. Il quadro attuale è ancora caotico, tra proposte di “sistemi chiusi” con tecnologie proprietarie come ad esempio quelle per la gestione macchine per applicazione di tecnologie per agricoltura di precisione, e soluzioni più o meno integrate tra diverse componenti, per intervenire o gestire la produzione agricola. A questo si aggiunge la particolarità delle gestioni regionali per l’assistenza agli agricoltori, certo più mirata in areali specifici di quanto potrebbe mai essere l’azione di un organismo unico, ma che porta a volte a duplicazioni o, in assenza di mezzi interni, a servirsi di fornitori esterni di servizi, ma con una eterogeneità di protocolli e di dati che rende difficile operare a livello nazionale, in risposta a sollecitazioni della Ue o per azioni legislative a supporto o salvaguardia delle produzioni e dell’ambiente. In questo quadro, il ruolo della ricerca applicata pubblica può essere rilevantissimo, non certo per escludere il privato o le autonomie regionali, ma per creare sistemi il più possibile aperti e modulari per i produttori e inoltre  per utilizzare informazioni, ben salvaguardando la privacy dei produttori, per migliorare costantemente la qualità dei servizi forniti. Questa è la grande ambizione in cui, con il progetto AgriDigit, il Crea punta a fornire un contributo come ente tecnico di riferimento per il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Sei sottoprogetti indicano una attenzione a 360 gradi. Come si può illustrare l'impegno del Crea sia sotto il profilo finanziario che sotto quello del personale coinvolto?

I sei  sottoprogetti e il coordinamento hanno un contributo previsto di 7.851.505 euro, cui si aggiungono 4.468.000 di attrezzature e 3.891.486 di costo di personale a tempo indeterminato, quest’ultimo a carico del Crea. Queste cifre già indicano l’importanza che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali mise nel finanziare il progetto nel quadro della riorganizzazione del Crea che, a sua volta, attribuisce all’applicazione di tecnologie digitali in agricoltura.
I diversi centri del Crea coinvolti, a partire dal centro Agricoltura e Ambiente che coordina l’intero progetto, impegnano una quota importante di personale nelle attività, avendo interessato tutte le sedi e creato gruppi di lavoro tra ricercatori che prima della riorganizzazione del Crea spesso lavoravano senza contatti tra loro. Nel progetto ci sono azioni trasversali ed azioni di filiera; ma l’infrastruttura informatica di dati e servizi crea la base per ulteriori sviluppi in altri progetti di filiera. In questo, Crea già collabora con grandi aziende di informatica e consulting per rispondere in modo tecnologicamente avanzato in applicazioni di tecnologia digitale.

Il progetto è stato avviato nel 2019, quali sono i risultati ottenuti ad oggi?

Il progetto AgriDigit prevede una serie di attività mirate a creare o sviluppare ulteriormente quell’infrastruttura digitale basata sul cloud che prerequisito per creare servizi per terze parti, sia pubbliche che private. Queste attività, tipicamente legate allo sviluppo di software e alla gestione dati secondo il paradigma di trasparenza, interoperabilità e accessibilità, settori in cui la ricerca in agricoltura è in genere assai deficitaria, hanno già prodotto risultati. Questo per risorse dati e per strumenti utilizzabili per lo sviluppo di sistemi di supporto alle decisioni. Settori in cui sono risultati puntuali d’interesse sono applicazioni di intelligenza artificiale e istanze di blockchain, già a livello di primi prototipi. Questo è un settore d’azione che in questi primi 20 mesi non ha avuto un grande impatto dall’emergenza creata dal COVID19. Diversa la situazione per quei settori di ricerca che operano, anche attraverso lo sviluppo di prototipi, su sistemi reali; per questi l’impatto del lock-down è stato sensibile. Non è possibile in questa sede fare un quadro anche sintetico dello stato di avanzamento dei sotto-progetti; a breve appariranno sul sito web del progetto, in procinto di essere lanciato, le prime relazioni su tutte le attività in corso nei vari progetti. Chiederemo esplicitamente a diversi portatori d’interesse i loro commenti che saranno certamente d’interesse per continuare in modo ancor focalizzato l’attività del progetto.

Ci sono settori sui quali si sta puntando di più rispetto ad altri fra i microprogetti?

A parte lo sviluppo dell’infrastruttura digitale, che è comune e trasversale a tutti i sotto progetti, più che priorità assolute abbiamo priorità in rapporto a tempi: tutte le applicazioni basate su dati e modelli di simulazione, su applicazioni di intelligenza artificiale, possono produrre servizi e prototipi più rapidamente di altre azioni. Per esempio una azione che stiamo svolgendo con diverse Regioni per lo sviluppo di una piattaforma di modelli per assistenza sui patogeni, già fornisce il risultato concreto che diverse regioni raccolgono dati con protocolli comuni, li rendono persistenti attraverso una app che abbiamo fornito come prototipo, e potranno utilizzare liberamente – senza costi - i modelli previsionali che mettiamo a disposizione: questo come opzione, non come scelta obbligata. Le applicazioni di meccatronica nel progetto AgroFiliere, quelle nei progetti Foreste, Viticoltura e Zootecnia seguiranno e puntano sempre a creare non solo prodotti, ma un substrato per ulteriori sviluppi. Siamo impazienti di arrivare ad uno stato di sviluppo che ci permetta di confrontarci con portatori d’interesse nel settore agricolo, oltre quanto stiamo già facendo in alcuni casi per sviluppare servizi; siamo certi che getterà le basi per una cooperazione che produrrà risultati per i produttori e opportunità per imprese fornitrici di servizi.

 

 

 

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