La protezione delle colture da Sharka e Cimice asiatica in Basilicata

In un seminario dell'ALSIA in videoconferenza, il punto sulle due pericolose avversità
didascalia.

Adulto di cimice asiatica.

Data:Tue Nov 03 14:53:37 CET 2020

Le problematiche legate alla presenza e alla diffusione sul territorio lucano della sharka, la più grave virosi delle drupacee, e della cimice asiatica, insetto estremamente polifago che attacca frutteti, ortive e piante ornamentali, sono state oggetto di un webinar organizzato lo scorso 22 ottobre dall’ALSIA, in collaborazione con l’Ufficio Fitosanitario della Regione Basilicata. Il seminario è stato trasmesso su Zoom e in diretta streaming sulla pagina Facebook dell’Alsia.

In apertura Aniello Crescenzi, che oltre ad essere direttore dell’Agenzia è professore associato di Patologia vegetale all’Università di Basilicata, ha specificato che, anche se sono passati oltre cento anni dalla scoperta della sharka in Europas il problema attualmente è ancora ben presente in quanto non c’è una soluzione definitiva in particolare da quando si sta sviluppando il ceppo M. Quanto alla Cimice asiatica, di recente introduzione, desta particolari preoccupazioni per cui è necessario tenere alta la guardia anche in Basilicata. Il dirigente generale del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata (dirigente ad interim dell’Ufficio Fitosanitario regionale), Donato Del Corso, ha evidenziato l’importanza dell’incontro tecnico organizzato in sinergia tra Alsia e Regione, teso ad individuare azioni e strategie di lotta finalizzate a contenere i danni alle produzioni, in un contesto come il Metapontino dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono evidenti.

E proprio sulla tematica dei mutamenti climatici collegata agli organismi nocivi delle piante è intervenuto Emanuele Scalcione, responsabile del Servizio agrometeorologico lucano dell’Alsia, il quale  ha fatto presente che l’aumento delle temperature che si sta verificando anche nel Metapontino, in particolare negli ultimi  cinque anni, ha determinato effetti non solo sulla fenologia delle piante ma anche sulla presenza di nuovi di nuovi patogeni e insetti dannosi come gli afidi, insetti vettori per la sharka, patologia virale causata dal Plum plox virus (PPV) presente in Italia dagli inizi degli anni 70, mentre in Basilicata è stata individuata dapprima nel 1988 su una pianta di susino della varietà Santa Rosa e in seguito nel 1990 su pianta di albicocco della varietà Tyrinthos. E’ tuttora considerata estremamente dannosa in quanto continua a diffondersi e a causare importanti deprezzamenti della qualità dei frutti di prunoidee particolarmente sensibili, come pesco e albicocco. Questa situazione persiste nonostante nell’Unione europea siano in vigore specifiche misure di contrasto basate sull’estirpazione obbligatoria delle piante infette e l’impiego di materiale di propagazione virus-esente.

Il responsabile dell’Azienda agricola sperimentale dimostrativa Alsia “Pantanello” di Metaponto, Carmelo Mennone, ha quindi fatto il punto sulla ricerca relativa alle nuove varietà di albicocco resistenti alla sharka. Per il Metapontino la coltura dell’albicocco ha avuto negli ultimi due decenni un notevole impulso con nuove cultivar impiantate e con una serie di rischi come l’introduzione di nuovi patogeni tra cui la sharka e oggi si sta cercando di affrontare la patologia con varietà tolleranti o resistenti tra cui nel nostro territorio vi sono Bora® , Pricia®, Flopria® e Flavor Cot  già validate, altre  vanno osservate e validate per consentire un inserimento negli areali vocati. Tali valutazione vengono anche effettuate presso l’Azienda Pantanello che è un centro tra i più attivi nel Meridione.

La cimice asiatica o cimice marmorizzata (Halyomorpha halys), insetto originario dell’Asia orientale, è giunta da alcuni anni negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, provocando seri danni a colture arboree ed erbacee. Per l’Italia è stata rinvenuta per la prima volta in Emilia-Romagna, in provincia di Modena, nel settembre del 2012. In pochi anni il fitofago si è rapidamente diffuso nel Nord Italia causando pesanti danni in particolare laddove si concentrano le maggiori superfici di coltivazioni di pere, mele, actinidia, pesche, ciliegio, nocciolo, vite per le arboree e fava, pisello, soia, pomodoro, peperone, mais per le erbacee e minacciando adesso anche l’Italia Centro-Meridionale. In Basilicata è stata denunciata all’Ufficio Fitosanitario regionale, tra il 2019 e il 2020, la presenza di due esemplari del fitofago rinvenuti in giardini privati.

Durante il seminario Patrizia Nappa funzionario dell’Ufficio Fitosanitario della Regione Campania, ha confermato la presenza di Halyomorpha halys riscontrata nella sua regione nel 2018 (il ritrovamento è avvenuto a Napoli in piena città, nel Bosco di Capo di Monte e quindi non su colture agrarie). La dottoressa Nappa, dopo aver illustrato le caratteristiche morfologiche, la biologia e i danni causati dall’insetto che determina nei frutti deformazioni e alterazioni della polpa e aborto dei semi, ha tra l’altro illustrato il Decreto ministeriale 29 aprile 2020 che prevede indagini, misure di emergenza, prescrizioni per gli operatori, azioni di informazioni e comunicazione. Nel Programma di azione la priorità riguarda il controllo biologico ossia l’immissione dell’antagonista naturale della Cimice asiatica rappresentato dalla Vespa samurai (Trissolcus japonicus). In Italia sono stati individuati 712 siti di lancio del parassitoide per il quale, trattandosi di un organismo alloctono, è necessaria l’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente.

Agrifoglio n. 100 -  

Temi
SeDI
Autori
Filippo Radogna

Dipartimento Politiche agricole e Forestali - Regione Basilicata

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