La filiera corta dei mezzi tecnici in agricoltura biologica

Le iniziative di divulgazione dell’ALSIA e il contributo al dibattito nel recente convegno del CREA
didascalia.

Giornata dimostrativa di autoproduzione mezzi tecnici.

Data:Fri Jan 31 21:45:00 CET 2020

Quello dei mezzi tecnici autorizzati in agricoltura biologica - quali i fertilizzanti, gli ammendanti e gli antiparassitari - è un tema molto attuale e “scottante”. II grande successo commerciale che stanno avendo i prodotti “green” e biologici - siano essi mezzi tecnici per gli agricoltori o prodotti per i consumatori - comporta il rischio che nel settore entrino imprenditori poco etici. Per questo motivo, la scelta di cosa usare ovvero cosa acquistare per attuare la produzione biologica diventa sempre più rischiosa per vari aspetti, il più grave dei quali non è tanto lo spreco di denaro per l’acquisto di prodotti inefficaci quanto l’eventuale presenza di sostanze non ammesse in bio, tanto che l’agricoltore ed il suo prodotto potrebbero trovarsi contaminati nonostante le cure e le attenzioni adottate nella coltivazione. Ecco perché ricorrere all’autoproduzione dei mezzi tecnici è vista come una opportunità per garantire sia maggiore economicità ma anche maggiore sicurezza e, quindi, tranquillità.

Recentemente, anche il CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, ha dedicato un incontro sull’argomento, dal tema: “Mezzi tecnici in biologico - Quale futuro per la filiera corta?”, chiamando a confrontarsi sull’argomento diversi portatori d’interesse (stakeholder). 

Come è emerso dal contributo dell'ALSIA al dibattito dell'incontro del CREA, sin dalle prime esperienze di divulgazione (ultimi anni ‘80 e primi anni ’90) è stato adottato l’approccio della filiera corta, idea che condivisa con gli operatori bio, sia agricoltori “obbligati” che “contadini per scelta”, quali sono ad esempio molti giovani che ritornano alla vita in campagna. Anche le esperienze di divulgazione sul controllo biologico delle avversità, realizzate nel Metapontino tramite gli insetti utili prodotti dall’ALSIA nell’insettario di Metaponto (MT), in funzione a quell'epoca, oppure con gli insetti utili forniti dalle biofabbriche nazionali ed internazionali, rientrano nella produzione dei mezzi tecnici.

Inizialmente, non esistevano riferimenti scientifici locali o nazionali per i nostri agroecosistemi biologici. In origine si poteva discutere con la ricerca nazionale esclusivamente di “controllo biologico” e non certamente di “agricoltura biologica”. Un po’ quello che accade oggi, negli ambienti scientifici più "esclusivi" (per non dire chiusi all’osservazione diretta), se si accenna all’agricoltura biodinamica.

Riguardo alla gestione dei rifiuti agricoli è interessante notare come nel tempo si sia evoluto l’approccio; si è partiti, infatti, dal prendere in considerazione solo i doveri per un corretto smaltimento, per poi aggiungere anche la necessità di ridurne la produzione, per arrivare infine a sollecitare il recupero dei preziosi “scarti aziendali” da trasformare in compost (ovvero autoproduzione di un mezzo tecnico).

A questo proposito, è risultato emblematico quello realizzato in Austria nell’ambito del progetto LIFE CarbOnFarm, grazie al quale abbiamo conosciuto un agricoltore bio che per i 6 mesi invernali svolge anche il ruolo di operatore ecologico, specializzato esclusivamente nella raccolta dell’organico. Nell’esempio osservato in Austria, l'agricoltore viene pagato dal suo Comune che gli fornisce i mezzi per la raccolta porta a porta. Sempre il Comune, senza complicazioni burocratiche per l’agricoltore, gli ha realizzato la piazzola dove effettuare il compostaggio (ovvero semplicemente un’area già pianeggiante, delimitata da un nastro bianco e rosso, senza nessun basamento in cemento o grande attenzione per gli eventuali percolati) fornendogli pure l’attrezzo rivolta-cumuli. Così l’agricoltore trasforma i rifiuti organici urbani in compost che viene poi in parte utilizzato nell’azienda agricola e in parte venduto ai concittadini che sono così stimolati ad effettuare una più attenta selezione dei rifiuti organici.

Le ultime esperienze ALSIA, in termini cronologici, sono proprio quelle realizzate con il CREA nell’ambito del progetto AgroCamBio e con il progetto CarbOnFarm, quasi in contemporanea con l’attività formativa realizzata con Deafal, proprio sull’autoproduzione aziendale di alcuni biofertilizzanti.

Le aspettative che i “contadini per scelta” ripongono nella ricerca scientifica pubblica a supporto dell’agricoltura biologica e in particolare della filiera corta dei mezzi tecnici, è elevata; essi auspicano la produzione di disciplinari e manuali di buone pratiche per realizzare mezzi tecnici in tutta sicurezza, nell’interesse non solo degli operatori agricoli ma anche dei consumatori e dell’ambiente. Sarebbe anche un modo per dare concretezza ed applicazione reale alla cosiddetta Economia Circolare, come i recenti regolamenti comunitari ci impongono. A mio avviso, lo sviluppo di una filiera corta dei mezzi tecnici può essere la chiave di volta e di differenziazione tra gli operatori attratti semplicemente dal nuovo business, con pochi scrupoli ambientali o solidali, e i “contadini per scelta”, quelli cioè che hanno fatto una scelta produttiva coerente con gli ideali di vita e di nuova socialità che perseguono.

Le slide del citato seminario del CREA sono visionabili all'indirizzo CREA Mezzi tecnici in bio

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Temi
AASD Pantanello-Metaponto
Rubrica
coltivando
Autori
Giuseppe Mele

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