"Paradosso italiano, imprese in ginocchio per i costi energetici anche se tira il made in Italy"

Paolo De Castro e Denis Pantini al CIBUS 2022. L'occasione europea della riforma del Sistema IG

uno stand del CIBUS 2022, a Parma Fiere

uno stand del CIBUS 2022, a Parma Fiere

Data : Thu May 05 11:52:00 CEST 2022

Non è facile mettere insieme l'esigenza di realizzare prodotti agroalimentari più ecosostenibili con la tempesta inflattiva e la scarsità di materie prime e di materiali che si verificano in questo scenario bellico. La contraddizione è emersa prepotentemente nel corso del convegno “Tensioni geopolitiche, Farm to Fork, Riforma Pac: criticità e prospettive dell'agroalimentare italiano di fronte alla grande transizione”, tenutosi al CIBUS 2022, in corso a Parma dal 3 al 6 maggio.

“C'è il rischio che la transizione ecologica metta gli agricoltori con le spalle al muro, chiedendo loro una forte riduzione della chimica senza alternative concrete - ha detto il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, intervenuto al convegno. Nel 2021 l'agroalimentare europeo ha esportato prodotti per oltre 200 miliardi di euro, contro i circa 130 degli Stati Uniti che esportano soprattutto materie prime e meno trasformati. Ora si vive un paradosso: le imprese italiane, ad esempio, a causa della guerra in corso, stanno vivendo una grande fase di incertezza sui costi energetici e produttivi che rischia di metterle in ginocchio nonostante la domanda globale di made in Italy sia fortissima. Dobbiamo evitarlo, diversificando le fonti energetiche e cercando risposte nelle filiere. Intensificando lo sforzo di collaborazione laddove è possibile gestire e redistribuire il valore creato".

Un paradosso che non è l'unico, come ha rimarcato nella relazione di apertura al convegno Denis Pantini, direttore dell'Area Agricoltura e Industria Alimentare, nonché Responsabile Wine Monitor di Nomisma S.p.A., uno degli Istituti di ricerca economica leader a livello mondiale. “L'agroalimentare italiano - ha detto Patini - non è particolarmente esposto con Russia e Ucraina né sotto il profilo dell'export, perché Russia e Ucraina coprono appena il 3% dell'export alimentare italiano prevalentemente orientato verso il mercato europeo e nord americano, né sotto quello degli approvvigionamenti diretti di materie prime agricole. Certo, alcuni singoli prodotti italiani vengono penalizzati nell'export verso Russia e Ucraina, ma il vero problema è rappresentato dall'impatto che la guerra sta avendo sul mercato globale, con una fiammata di prezzi che sta investendo il made in Italy".

Lo aveva rimarcato all'inaugurazione del CIBUS anche il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, parlando di una crisi asimmetrica, che travolge in modo diverso - rispetto a quella indotta dalla pandemia - i Paesi europei. "L'Italia - ha chiarito Pantini - acquista in Russia e Ucraina meno del 5% del frumento e il 15% del mais. Ma Russia e Ucraina pesano per il 30% del commercio mondiale di prodotti cerealicoli con alcuni Paesi molto più esposti di noi. Questa carenza di prodotti fa salire le quotazioni, influenzando indirettamente anche Paesi - come l'Italia - che non sono dipendenti dall'import di quelle zone".

Molto interessanti a questo punto le riflessioni proposte da Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita, intervenuto al convegno, che sottolinea l'importanza della leva della qualità. "La qualità è un pilastro portante dell'economia italiana - ha detto - ma occorre armonizzare le varie misure in una strategia unica evitando iniziative con obiettivi a volte contrastanti, come le politiche di coesione e le politiche di svilupo agroalimentare. Occorre poi promuovere maggiori investimenti delle aziende nel settore della sostenibilità e della responsabilità sociale di impresa, e cogliere l'occasione della Riforma del Sistema IG per la revisione del sistema delle Indicazioni Geografiche, presentata dalla Commissione europea il 31 marzo scorso".

"Dobbiamo assolutamente far leva su questo grande progetto di qualità agroalimentare europea - ha quindi commentato De Castro - che propone numeri importanti, ridefinendo le regole sui marchi di qualità e facendo ordine. Vale la pena fare un sforzo tutti insieme: su 17 miliardi di euro di prodotti di qualità italiani, ben 10 miliardi vengono esportati, tra food e wine. In questo il Sud è chiamato a fare passi più importanti, per allinearsi alle regioni del Centro-Nord dal punto di vista organizzativo e commerciale, puntando ad esempio sui consorzi".

S. Gallo

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