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Uso sostenibile dei pesticidi, in attesa del nuovo Piano di azione nazionale

Atteso per i primi mesi del 2021 il documento che traccerà il solco da seguire in Italia per la gestione dei prodotti fitosanitari
didascalia.

Trattamento con prodotto fitosanitario.

Data:Tue Jul 28 16:27:15 CEST 2020

Dall’inizio degli anni ’50 la gestione agronomica delle colture ha fatto un uso sempre più massiccio di prodotti chimici di sintesi come fertilizzanti, carburanti, plastiche e pesticidi (la così detta “rivoluzione verde”). Ben presto, però, i problemi ambientali e di sicurezza sanitaria che l’uso intenso dei prodotti chimici comporta sono emersi, e la consapevolezza di dover cambiare sistemi di gestione è aumentata tra gli addetti ai lavori ma anche nell’opinione pubblica, soprattutto in Europa.

Tra le sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, molte classi di pesticidi (detti anche “prodotti fitosanitari” o “agrofarmaci”, per sottolineare il loro ruolo nella gestione della difesa della salute delle piante) sono state ritirate dal commercio a causa dell’eccessivo impatto sull’ambiente e su organismi non bersaglio o per effetti negativi sulla salute umana, spesso subdoli perché cronici e scoperti solo dopo molto tempo (si pensi al recente ritiro dello storico insetticida clorpirifos o al dibattito in corso sull’erbicida glifosate). Di conseguenza, l’Unione europea è sempre più attenta a garantire maggiore sicurezza e “sostenibilità” delle attività agricole che impattano sulla salute dell’uomo e sull’ambiente, disponendo oggi di uno dei sistemi più rigorosi per l'autorizzazione e il controllo dell'utilizzo dei pesticidi a livello mondiale.

Una norma europea che incide direttamente sulla difesa delle piante dai parassiti e dalle malattie è la Direttiva europea 2009/128/Ce, recepita dall’Italia con D. Lgs 150/2012. La norma ha stabilito un quadro normativo per un “uso sostenibile dei pesticidi”, al fine di ridurne i rischi sulla salute umana e sull’ambiente. La Direttiva 2009/128, a partire dal 2014, ha rappresentato una vera “rivoluzione” per la gestione fitosanitaria, interessando, sull’intero territorio europeo, tutte le aziende agricole e tutti coloro che utilizzano prodotti fitosanitari, nonché i numerosi enti ed istituzioni che si occupano della loro regolamentazione.

La Direttiva ha previsto che ciascuno Stato membro elaborasse un “Piano di Azione Nazionale” (PAN) quinquennale, nel quale venissero esplicitati gli obiettivi da raggiungere e le azioni da adottare per perseguire le finalità della norma e adattarle alle realtà nazionali.

Tra le principali azioni declinate nel PAN italiano, con l’obiettivo generale della “sostenibilità” dell’uso dei prodotti fitosanitari, rientrano:

- l’obbligo dell’applicazione di tecniche “sostenibili” (difesa integrata e biologica) per la gestione fitosanitaria delle colture;

- la formazione certificata degli utilizzatori professionali, dei distributori e dei consulenti;

- la certificazione ed il controllo delle attrezzature per la distribuzione dei prodotti fitosanitari;

- il divieto dell’irrorazione aerea;

- la tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua potabile, delle aree naturali protette e di quelle frequentate dalla popolazione;

- la manipolazione, lo stoccaggio e lo smaltimento delle rimanenze e dei contenitori vuoti dei prodotti fitosanitari;

- un sistema di indicatori per il monitoraggio della corretta applicazione della Direttiva.

In Italia, la redazione del PAN e la sua applicazione sono state particolarmente complesse, coinvolgendo – oltre a vari enti, soggetti e autorità (Ispra, Enama, Crea, Iss, Arpa, ecc.) – ben tre Ministeri (Ambiente, Salute e Agricoltura) e tutte le Regioni e Province autonome alle quali, prevalentemente, è affidato il compito di organizzare, fornire e sostenere quegli strumenti fondamentali per la corretta applicazione delle azioni previste dal PAN, con il “supporto” dei Ministeri competenti.

La sostanziale “regionalizzazione” delle misure da adottare per ottemperare alla Direttiva non ha certo aiutato l’efficienza del “sistema Paese” né l’armonizzazione di norme e procedure, spesso piuttosto diverse tra le regioni, con implicazioni e costi diretti che hanno finito anche per gravare sulle aziende agricole. Ma la macchina amministrativa e tecnica è ormai partita e dovrebbe andare migliorando, facendo tesoro dell’esperienza maturata.

Il primo quinquennio di attuazione del PAN è terminato nel 2018 e, con quasi due anni di gestazione, il nuovo Piano italiano dovrebbe vedere la luce a fine anno, con un impianto sostanzialmente simile al precedente ma con alcune novità, che tengono conto del mutato quadro normativo e delle rilevazioni (numerose) presentate dai portatori di interesse a fine dello scorso anno, quando è stata formalmente presentata la bozza del nuovo PAN quinquennale che sostituirà integralmente il precedente (bozza del Piano).

Il nuovo PAN dovrà anche tener conto delle “raccomandazioni” fatte dalla Commissione europea a seguito di una visita in Italia di una sua delegazione nel 2017 che aveva rilevato alcune criticità nell’attuazione del Piano. Queste le  principali: assenza di obiettivi quantitativi (difficoltà di “misurare” l’efficacia di alcune azioni); basso numero di patentini per l’uso dei prodotti fitosanitari rilasciati; basso numero di macchine irroratrici controllate; scarsi controlli sull’effettiva applicazione della difesa integrata obbligatoria; eccessivo ricorso all’uso in deroga di prodotti fitosanitari vietati per rispondere a “situazioni di emergenza fitosanitaria”.

La redazione del nuovo PAN, inoltre, ha dovuto considerare una mozione approvata a febbraio 2019 alla Camera che impegna, tra l’altro, il Governo italiano a:

  • stabilire le distanze minime di sicurezza dalle abitazioni, dai confini privati e dalle coltivazioni biologiche con l'obbligo di avvisare i residenti prima di ogni trattamento fitosanitario;
  • incrementare la superficie agricola utilizzata coltivata con il metodo dell'agricoltura biologica, a partire dalle aree protette e dai siti Natura 2000, e l'ulteriore diffusione di tecniche sostenibili in agricoltura, anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie di precisione funzionali allo sviluppo dell'agricoltura integrata.

Pertanto, il nuovo PAN prevede un sistema più concreto di quantificazione degli obiettivi da raggiungere, che tengono conto degli indicatori di rischio proposti dalla Commissione europea, ad esempio con un incremento percentuale prefissato delle superfici investite a biologico e con il metodo della produzione integrata solo se certificata. Si prevede, inoltre, una riduzione percentuale (da definire) rispetto al periodo di riferimento del consumo di categorie più rischiose di prodotti fitosanitari.

Si prevedono misure più efficaci per completare il controllo funzionale delle macchine irroratrici, obiettivo largamente disatteso in questi anni e con un’applicazione fortemente disomogenea tra le diverse regioni. Ma si prevedono anche restrizioni nell’uso di alcune categorie di irroratrici che generano maggiore deriva degli agrofarmaci, come i così detti “cannoni”, il cui uso sarà vietato sulle colture ortive in pieno campo.

Anche il sistema di formazione, in particolare degli utilizzatori professionali (abilitazione all’uso dei prodotti fitosanitari), prevede alcune azioni che dovrebbero migliorarne l’efficacia ed armonizzare le procedure tra le diverse regioni.

Dovranno essere ulteriormente sviluppate e diffuse le modalità produttive a basso impatto, quali la produzione integrata certificata e l’agricoltura biologica, anche in linea con i recenti orientamenti della UE (es. il documento di indirizzo Farm to Fork, prevede entro il 2030 un aumento delle superfici in biologico dell’8% e la riduzione dei pesticidi del 50%).

Per il prossimo quinquennio si dovrà tener conto e sfruttare la necessaria sinergia possibile tra le azioni del PAN e la  futura PAC post 2020, soprattutto in termini di risorse economiche da investire in misure funzionali agli obiettivi del PAN (ad esempio con misure di sostegno alle tecniche di difesa integrate o biologiche, alla regolazione delle irroratrici ed alla consulenza aziendale).

Un’altra sostanziale novità del PAN è assicurare una maggiore partecipazione di tutti i soggetti coinvolti; in particolare, le Regioni dovranno organizzare dei comitati o tavoli tecnici in maniera da coinvolgere direttamente gli uffici interessati (ad es. quelli con competenze in salute, ambiente e agricoltura).

Come richiesto anche dal Governo, un aspetto da migliorare è l’individuazione di misure per la riduzione dei rischi nelle aree frequentate dalla popolazione, sempre più attenta alle conseguenze dell’esposizione ai trattamenti fitosanitari, e nelle aree protette.

Il nuovo PAN dedica particolare attenzione alla ricerca ed alla sperimentazione, affidando direttamente al CREA il coordinamento scientifico, promuovendo l’uso di nuove tecnologie, in particolare per l’agricoltura di precisione e lo sviluppo di sistemi di supporto alle decisioni basati sui modelli previsionali e sull’agrometeorologia.

Il sistema dei controlli e delle sanzioni, infine, andrà integrato, assicurando un razionale coordinamento a livello nazionale e regionale.

Le questioni da definire nel nuovo PAN non sono poche e, ad oggi, non si dispone ancora di una versione rivista della bozza ufficiale, anche se l’approvazione è prevista entro i primi mesi del 2021. Dopo di che il nuovo Piano traccerà il solco da seguire in Italia nel prossimo quinquennio per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.

Agrifoglio n. 97 - Luglio 2020

Temi
Autori
Arturo Caponero

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