Val d’Agri, recupero e valorizzazione di antichi vitigni autoctoni
Antiche varietà saranno iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vino, a seguito di una ricerca certosina avviata nel 2008 da Regione Basilicata, ALSIA, CREA e Comune di Viggiano
Data:31 Mar 2020
Nel 2008, la Regione Basilicata finanziò un progetto finalizzato a riscoprire i vitigni autoctoni lucani, verificarne l’autenticità e avviare dei percorsi di recupero e valorizzazione. A tal fine l’ALSIA sottoscrisse con il CRA oggi CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) e con il contributo del Comune di Viggiano, un rapporto di collaborazione, concretizzatosi con il progetto denominato Basivin_Sud. L’obiettivo del Basivin_Sud prevedeva di salvaguardare la biodiversità dei vitigni autoctoni lucani mediante il recupero e la valorizzazione delle principali varietà locali di vite presenti nei comprensori della Val d’Agri, del Medio Sinni-Pollino, del Materano e del Vulture. Tra le attività svolte nell'ambito di quell'accordo, spicca quella della realizzazione di campi di conservazione del germoplasma viticolo recuperato.
La conservazione in situ si è concretizzata a Villa d’Agri di Marsicovetere (PZ) presso l’Azienda Agricola Sperimentale Dimostrativa “Bosco Galdo” dell’ALSIA, dove è stato realizzato un vigneto-catalogo di biotipi di vite. Stesso campo è stato realizzato “extra Situ” presso l’azienda Lamarossa del CREA a Turi (BA). La realizzazione dei campi collezione a salvaguardia della biodiversità viticola lucana, oltre ad avere l’obiettivo di “conservare e tutelare”, persegue l’obiettivo principale di “valorizzazione” della biodiversità per ampliare la piattaforma ampelografica regionale al fine di esaltare la “tipicità” e fornire agli operatori vitivinicoli l’opportunità sviluppare e migliorare le proprie produzioni.
Per il raggiungimento di tale obiettivo, il materiale genetico salvaguardato nel campo di conservazione è stato utilizzato per ulteriori programmi di divulgazione e sperimentazione. Pertanto, nell’estate del 2016, nasce il progetto Pro_Basivin, finanziato dall’ALSIA, sempre in collaborazione con il CREA di Turi (BA) che permette di utilizzare ai fini produttivi una parte dei cloni autoctoni recuperati, passando per l’iscrizione al RNVV Registro Nazionale delle Varietà di Vino e la Classificazione Regionale. La scelta dei cloni da mettere a dimora nel nascente vigneto (Aglianico bianco b., Cassano n., Colatamurro n., Giosana b., Iusana b., Malvasia ad acino piccolo b., Plavina n., Santa Sofia b., ecc..) è stata resa possibile soprattutto grazie ai rilievi effettuati dal CREA e dall’ALSIA sui vini ottenuti da micro-vinificazioni. La valutazione di questi vini ha avuto inizio nell’annata 2012 con i primi campioni di uva prelevati dal vigneto dell’azienda Lamarossa del CREA di Bari. Dal 2014, anno in cui è entrato in produzione anche il vigneto di Bosco Galdo, sono state effettuate microvinificazioni anche su queste uve. In pratica, sono state effettuate microvinificazioni per 8 vendemmie consecutive e, associate alle stesse, tutte le analisi ampelografiche, ampelometriche e chimiche nonché organolettiche effettuate da panel competenti formati da tecnici ed esperti degustatori, a volte in collaborazione con il Consorzio di Tutela della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri. Dal 2012, infatti, per ogni anno, l’azienda Bosco Galdo ha organizzato un panel. Alcuni panel hanno lavorato in occasione del convegno di presentazione dei risultati di Basivin_Sud a Viggiano (PZ) nel 2016 e al Vinitaly di Verona (nel 2015 presso lo stand dell’ONAV -Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino- e nel 2017 presso lo stand della Regione Basilicata). Per ogni annata, i risultati di tutte le suddette analisi, sono state inviate al Ministero dell’Agricoltura per il prosieguo dell’iter burocratico.
Attualmente, le varietà che sono state presentate al Ministero per l’iscrizione al RNVV risultano:
- Accettate ed iscritte: Cassano n., Colatamurro n., Giosana b., Plavina n., Santa Sofia;
- Sospese: Aglianico Bianco (perché la denominazione proposta è simile a quella dell’Aglianico Nero (cod. 002) perché non vi è alcun mutante somatico – si consiglia cambio di nome); Iusana b (perché risulta essere fenotipicamente simile alla Giosana b – si propone nuova denominazione);
- Respinte: Malvasia ad Acino Piccolo (in quanto, benché ampelograficamente assai diversa, il profilo genetico è molto simile a quello del vitigno Giosana b).
Ovviamente, l’ALSIA continuerà a sollecitare l’approvazione definitiva dei suindicati vitigni, a mezzo di spiegazioni tecniche, storiche ed anche accettando le indicazioni ministeriali che prevedono, a soluzione, soltanto il cambio del nome.
Nel giro degli ultimi due anni, dopo averne verificando l’originalità genetica, è stato recuperato anche l’Asprinio di Ruoti che attualmente è in fase di moltiplicazione per poterlo mettere a dimora nelle aziende sperimentali dell’ALSIA (“Incoronata” di Melfi (PZ) e Bosco Galdo); Successivamente, dovrà essere inserito in un progetto per seguire tutte le indicazioni previste dal protocollo ufficiale, al fine di poterlo iscrivere al RNVV e alla classificazione regionale.
Le attese del mondo vitivinicolo regionale su questo progetto sono molte, sapendo che le ricadute economiche e culturali legate al concetto di “terroir”, al fine di ‘originalizzare’ le produzioni vitivinicole inserendo valori come “tipicità” e “unicità”, sono fondamentali per riappropriarsi e rafforzare l’identità di un territorio. Sarebbe opportuno, pertanto, un nuovo progetto per poter continuare a finanziare il recupero di ancora tanto altro materiale genetico, attualmente tenuto da inconsapevoli custodi rappresentati da anziani viticoltori, prima che quel materiale scompaia con loro.