Focus

Le radici della ruralità contemporanea: una proposta di progetto-azione

Progetti di educazione alla cittadinanza per trasmettere la cultura del saper fare e promuovere nuove occasioni di lavoro
didascalia.

Alfonso Pascale in collegamento da Roma.

Data:Mon Jan 31 11:47:18 CET 2022

Nell’era della globalizzazione, dei cambiamenti climatici, delle pandemie globali e della rivoluzione digitale, il fenomeno della ruralità ha assunto connotati inediti. Ed è impossibile una lettura di tale fenomeno tenendo separati gli studi sulle aree urbane e metropolitane da quelli sulle aree rurali. Solo con un approccio interdisciplinare si potrà, infatti, tentare di cogliere le trasversalità che sono maturate e di comprendere le trasformazioni che sono intervenute. Nei suoi scritti, il prof. Joseph C. Carter insiste molto su questo aspetto per spiegare la ricchezza di risultati delle ricerche archeologiche effettuate per la chora di Metaponto e di altre colonie greche. Si tratta di mettere in dialogo diversi ambiti di studio e ricerca: archeologico, storico, antropologico, etnolinguistico, sociologico, economico, scientifico-tecnologico. 

Non è una cosa semplice perché viviamo in un tempo in cui la conoscenza, soprattutto a livello accademico, è fortemente specializzata e parcellizzata. E il dialogo e la collaborazione possono nascere solo se si costruisce una volontà comune e una co-progettazione del confronto continuo. La Giornata di studio internazionale della Ruralità, organizzata dall’ALSIA nel dicembre scorso, è stata importante perché va in questa direzione.

Un tema che merita di essere approfondito è il binomio ruralità / paesaggio. Dovremmo ispirarci a Emilio Sereni, autore del volume dal titolo Storia del paesaggio agrario in Italia (Laterza 1961), che resta una pietra miliare in questo ambito di studio e prende le mosse con l’illustrazione delle Tavole di Eraclea.   

Il paesaggio andrebbe inteso come deposito di fatiche, ma oggi anche di scarti e rifiuti, il cui capitale continuamente si re-inventa. Paesaggio come deposito: a) di cultura materiale e immateriale; b) di valori e stili di vita continuamente rielaborati; c) di motivazioni e modalità per migrare da un continente ad un altro, sfuggire alle guerre e alla miseria e fronteggiare le crisi demografiche; d) di motivazioni e percorsi tecnologici per produrre, scambiare e consumare beni, organizzare servizi e attività di cura per le persone, le comunità e l’ambiente, conseguire obiettivi di sviluppo sostenibile.

Per leggere il nuovo volto della ruralità lucana sarebbe utile una ricostruzione storica della politica agricola (dalla riforma agraria ad oggi) e delle altre politiche di sviluppo. Sono molti gli interrogativi rimasti ancora oggi senza risposta. Ad esempio: a) quali conseguenze ha avuto la scelta politica di puntare su una industrializzazione forzata dall’alto? b) come la PAC ha contribuito a cambiare l’assetto della società meridionale? c) come sono state vissute le diverse fasi dello sviluppo tecnologico in agricoltura, dalla rivoluzione verde all’introduzione delle ultime tecnologie? d) come si caratterizzano i fenomeni migratori nelle diverse fasi storiche e come questi s’intrecciano coi problemi demografici e le ricadute sui paesaggi rurali in termini di equilibri ecosistemici? e) come si affronta nelle diverse epoche storiche il problema fondiario (la ristrutturazione della chora) e con quali strumenti?

Rispetto a quest’ultimo tema sono molteplici le analogie che si possono cogliere tra i fenomeni sociali che si sono verificati dall’arrivo dei coloni greci sulla costa meridionale della nostra penisola fino alle recenti immigrazioni dall’Africa e dall’Asia.

E dovremmo chiederci anche: quale istruzione, quale welfare, quali infrastrutture vanno pensati per ri-costruire le comunità?

La parola comunità è diventata polisemica. Il concetto è preciso se ci riferiamo alla comunità tradizionale. Oggi invece sono molteplici le comunità immaginate di cui pensiamo di far parte. Dunque, tante comunità parziali. Quello che manca è la comunità reale, il legame comunitario, indipendentemente dagli interessi particolari. Questo legame può rigenerarsi se siamo in grado di costruire una biografia sociale, una storia sociale dei contesti in cui viviamo.

Da queste storie possono emergere diversità e specificità: da quella geomorfologica e climatica, a quella agricola, a quella delle architetture dei borghi, a quella dei dialetti, fino a quella religiosa che costituisce una specificità importante nella ri-costituzione del tessuto comunitario – come dimostrano le ricerche archeologiche di Pantanello e di Eraclea.

E una volta rilevate le diversità e le specificità, la domanda da porsi è la seguente: quali strumenti vanno adoperati per valorizzarle e vivificarle?

Per rispondere a tali quesiti e ad altri che si potranno formulare è necessario non solo coinvolgere l’Università, i centri di ricerca e le scuole della Basilicata. Occorre anche promuovere una particolare forma di organizzazione dei cittadini che guidi il formarsi di un’autonoma capacità dei cittadini stessi a concorrere alla determinazione delle politiche di sviluppo sostenibile. L’intento è la ri-costruzione della comunità nell’accezione della polis che era l’unità di base del mondo greco dal punto di vista politico, economico e sociale.

Polis non significa “spazio urbano”, come siamo solitamente portati a pensare. Polis è l’insieme dei polìtai (cittadini) e dei luoghi in cui essi vivono. Polis corrisponde a quello che nella lingua latina è la civitas (da non confondere con l’urbs: che è la “città delle pietre”). La civitas è la “città delle anime”, “realtà pulsante di uomini”. La civitas è l’insieme dei cittadini e dei luoghi in cui essi vivono. Mentre nella lingua greca è il termine polis a dare il nome ai polìtai, nella lingua latina è il termine civis (cittadino) a dare la denominazione alla civitas.

Gli strumenti per ri-costruire la comunità sono molteplici. Ne indico due che si potrebbero utilizzare. Il primo è la cooperativa di comunità: una forma partecipativa imprenditoriale molto utile per promuovere la cittadinanza attiva. L’altro strumento ha radici antichissime. Ma sarebbe molto efficace qualora il cittadino diventasse consapevole di essere comproprietario di terre collettive. Si tratta di un patrimonio fondiario che non appartiene né allo Stato, né alla Regione, né agli enti locali anche se talvolta è imputato catastalmente ai Comuni: domini collettivi ai sensi della Legge 20 novembre 2017, n. 168.

Questi beni potrebbero costituire un’opportunità per formare una nuova società civile da responsabilizzare nella loro gestione.

In percorsi di ri-costruzione di comunità più inclusive e che si auto-rigenerano, si potrebbe verificare se e come la reinvenzione di un’agricoltura di relazione e di comunità possa contribuire ad accompagnare l’intero sistema agricolo lungo la transizione ecologica, mediante la presa in carico della chora.

A questo proposito, va ricordato che le prime sperimentazioni delle forme moderne di agricoltura relazionale e di comunità ebbero come uno dei luoghi di elaborazione, confronto e mobilitazione proprio Borgo Taccone di Irsina nell’ottobre 1977. Si svolsero, infatti, in questa località emblematica della riforma agraria degli anni Cinquanta, le Giornate di riflessione sul tema Occupazione giovanile e sviluppo dell’agricoltura.  

Si tratta oggi di elaborare e realizzare progetti di educazione alla cittadinanza, all’interdipendenza, al protagonismo attivo nei percorsi istituzionali di riorganizzazione delle sovranità nazionali e di costruzione delle sovranità oltre lo Stato, come l’Unione Europea. 

Il cardine di questi progetti formativi dovrebbe essere la trasmissione - da una generazione all’altra - della cultura del saper fare per promuovere nuove occasioni di lavoro. È questa la mission dell’Accademia della Ruralità “Giuseppe Avolio”, uno strumento “non accademico” che intende mettere in dialogo coloro che operano nel sistema della conoscenza con gli operatori economici e sociali.

Solo se si creeranno istanze dinamiche di confronto e collaborazione, le differenze tra generazioni diverse potranno riconoscersi e interagire per generare e vivificare lo spirito dello sviluppo.

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  • 2° Meeting annuale ALSIA - Matera, 2-3 dicembre 2021. SESSIONE III: Giornata della ruralità
Autori
Alfonso Pascale

Presidente dell’Accademia della Ruralità, scrittore ed esperto di agricoltura sociale

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
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