La memoria di una "rivoluzione morale" nell'Archivio storico dell'Alsia

Mappe e documenti inediti sulla Riforma fondiaria si intersecano con la storia di Eraclea tra la fine del IV e il I sec. a.C
didascalia.

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Data:02 Mar 2020

La storia antica e recente del Metapontino si fondono nella mostra “Le Tavole di Eraclea. Tra Taranto e Roma”, inaugurata sabato 1 febbraio nel museo nazionale della Siritide di Policoro (MT).

Le protagoniste assolute di questa esposizione dal respiro internazionale sono le Tavole di Eraclea, preziosissimo reperto epigrafico rinvenuto nella metà del XVIII secolo nei pressi del letto del fiume Cavone e custodito nel Mann, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Le due lastre bronzee ospitano il regolamento per la gestione dei terreni dedicati agli dei Dioniso ed Atena e per la loro redistribuzione a scopi produttivi; si tratta di un documento fondamentale per comprendere la storia sociale, politica ed economica del territorio della Siritide e di tutta la Magna Grecia.

A conclusione del percorso espositivo, tra reperti archeologici conosciuti e inediti, si compie un lungo salto cronologico, arrivando a una stagione fondamentale per la storia del Metapontino, quella della riforma fondiaria degli anni Cinquanta del Novecento che rivoluzionò società, ambiente e territorio di un’area oppressa nel lungo periodo da gravi fattori frenanti come il predominio del latifondo, un profondo dissesto idrogeologico e la drammaticità della malaria.

Grazie all’iniziativa statale, alla conversione agraria, all’imponente piano di infrastrutture e servizi attuato dall’azione congiunta di Sezione speciale per la riforma fondiaria, Consorzio di bonifica e Cassa per il Mezzogiorno, la pianura lucana conobbe un radicale cambiamento, segnato da uno sviluppo tumultuoso e originale i cui risultati sono ancora oggi evidenti, come dimostra la nascita di nuovi centri urbani destinati a diventare i più vitali e produttivi poli demografici della Basilicata.

La scelta di parlare di storia contemporanea in una mostra archeologica potrebbe sembrare strana; in realtà siamo davanti al naturale completamento di un percorso iniziato nel V secolo avanti Cristo e ancora in corso: con il loro programma di organizzazione e valorizzazione dei terreni le Tavole sembrano anticipare quanto sarebbe stato attuato duemila anni dopo, rendendo possibile la redenzione di una terra per secoli abbandonata a se stessa. Non solo: gli studi preparatori e gli interventi di trasformazione agraria su aree rimaste vergini per secoli hanno gettato le basi delle esplorazioni archeologiche della costa jonica, guidate dallo sguardo illuminato e lungimirante di Dinu Adamesteanu, padre dell’archeologia lucana e fondatore del museo della Siritide.

Nello spazio dedicato alla Riforma fondiaria si possono osservare mappe, progetti, piante e relazioni custodite nell’archivio dell’Alsia, oggi ospitato a Metaponto. Si tratta di un materiale, pressoché inedito, di grande impatto visivo ed emotivo, che permette di ricostruire il background su cui inciderà l’operato statale e il quadro d’attuazione della riforma in una zona periferica della provincia continentale del Mezzogiorno. Si prova una certa emozione nell’osservare i progetti originali  della Chiesa Madre di Policoro o quelli delle case coloniche che ancora oggi puntellano la piana jonica da Nova Siri a Metaponto, simbolo tangibile di un riscatto possibile; a leggere la relazione di chi, quasi inconsapevolmente, avrebbe gettato le basi per una vera “bonifica umana” per migliaia di braccianti agricoli e contadini poveri; alla speranza con cui ci si affidava a un futuro sconosciuto ma fiduciosamente atteso.

Un materiale preziosissimo, oggi oggetto di progetti di recupero e valorizzazione da parte dell’Alsia, da mettere a disposizione di studiosi, appassionati ma anche semplici cittadini, per tramandare la memoria di una vera “rivoluzione morale” (per usare l’espressione del giornalista Luigi Barzini Junior, che visitò il Metapontino nel 1957 in occasione di un reportage per il suo giornale, il Corriere della Sera) che contribuì all’emancipazione di migliaia di persone e di un’intera regione.

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Agrifoglio n. 93 -  

Temi
Archivio Storico
Autori
Eleonora  Cesareo

PhD - Dipartimento di Storia, Società e Studi sull'Uomo - Università del Salento

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
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