Focus

Il Gruppo Operativo INNO_OLIVOeOLIO per il trasferimento delle innovazioni nel comparto olivicolo

Approfondimenti su gestione delle acque reflue, bilancio idrico giornaliero, gestione della nutrizione minerale e sostenibilità nel ciclo del carbonio
didascalia.

Potatura dell'olivo.

Data:Tue Nov 22 10:00:09 CET 2022

Lavoro svolto nell’ambito del PSR Basilicata 2014-2020 sottomisura 16.1 – INNO OLIVO&OLIO (Innovazione e trasferimento lungo la filiera olivo-olio per  sostenibilità e qualità dei processi e dei prodotti). Per saperne di più CLICCA QUI

 

Il comparto olivicolo al pari delle altre filiere della produzione primaria è chiamato a fronteggiare le nuove sfide innescate dai cambiamenti climatici, dalla crisi energetica e dalla necessità di introdurre sistemi di produzione sostenibili. In aggiunta, l’Italia ha visto negli ultimi 10 anni il dimezzamento della produzione di olio di oliva nonostante un incremento della domanda interna di questo alimento. Così l’introduzione e adozione di risultati della ricerca già “pronti” potrebbero contribuire al recupero della redditività degli oliveti adottando alcune opzioni (anche in combinazione) come (i) la riduzione dei costi, (ii) l’incremento delle rese e (iii) il miglioramento della qualità del prodotto assumendo che questo sia poi collocato in mercati premium disposti a remunerare livelli di qualità maggiori.

Nella filiera “olivicoltura”, è stato costituito il Gruppo Operativo (GO) INNO_Olivo&Olio (Figura 1) che ha avuto il compito di trasferire alcune innovazioni per la Basilicata che hanno riguardato la gestione delle acque reflue, il bilancio idrico giornaliero da remoto e di prossimità, la gestione della nutrizione minerale ed aspetti di sostenibilità legati al ciclo del carbonio. In aggiunta, il GO ha mostrato interesse per un’analisi territoriale per la valutazione di aree coltivabili potenzialmente convertibili in oliveti con nuove configurazioni di impianto in relazione ad alcuni fattori limitanti (pendenza, accesso alla risorsa idrica).

In questa nota si riportano alcune delle attività svolte al GO INNO_Olivo&Olio che hanno riguardato l’impatto ambientale e la gestione della chioma.

 

IMPATTO AMBIENTALE

Gestione nutrizionale: introduzione del monitoraggio dei nitrati nel suolo a supporto della nutrizione minerale sostenibile

L’esigenza di migliorare la redditività della coltura deve considerare il contenimento dei costi di produzione e il miglioramento della produzione (quantitativa e qualitativa) nel rispetto dell’ambiente. In questo quadro delineato non si può prescindere dall’attenzione posta agli aspetti di fertilizzazione.

In particolare la fertilizzazione necessita di precise conoscenze circa la domanda dei nutritivi, del sistema oliveto, nelle differenti fasi del ciclo vitale. In questo contesto l’azoto presenta degli aspetti di maggiore criticità.

Questo, infatti, è un elemento essenziale poiché controlla in gran parte lo sviluppo della pianta e la sua produzione. L’utilizzo di azoto in eccesso, in agricoltura, crea una serie di impatti ambientali e in particolare la lisciviazione e ruscellamento provoca l’inquinamento delle falde acquifere e il conseguente inquinamento di oceani e laghi con proliferazione di alghe tossiche. Le elevate concentrazioni di nitrati nelle acque sotterranee possono avere ripercussioni sull’acqua potabile e rischi per la salute umana.

D’altra parte la concimazione azotata può avere un effetto negativo sulla qualità dell’olio di oliva estratto in quanto induce una diminuzione dei polifenoli che rappresentano una caratteristica importante per gli aspetti salutistici e sensoriali dell’olio e per la sua stabilità durante la conservazione.

Le analisi del suolo permettono di individuare gli elementi nutritivi eventualmente carenti, in grado di limitare le produzioni, o presenti in dosi elevate, tali da permettere di contenere le concimazioni. Tuttavia, la frequenza delle analisi del suolo (12 mesi e oltre) non sono adeguate al monitoraggio di un elemento come l’azoto che, molto mobile e facilmente degradabile, richiede un monitoraggio più frequente per prevenire un eccesso o un difetto. Di grande utilità risulta, pertanto, l’introduzione di un metodo di monitoraggio della dotazione di questo elemento nel terreno che sia economico e di facile esecuzione.

Il GO INNO_Olivo&Olio ha previsto l’introduzione di tecniche innovative di supporto alle decisioni basata sul monitoraggio della disponibilità dei nitrati del suolo mediante adozione di un protocollo completo che parte dall’esecuzione del campionamento di suolo, alla estrazione dei nitrati in esso contenuti e alla loro determinazione attraverso uno strumento digitale tascabile (Nitrachek 404).

Tale strumento offre la rapida determinazione del contenuto di nitrati, al fine di migliorare la gestione della nutrizione per ridurre le carenze nutritive.

 

Protocollo per il monitoraggio rapido del contenuto dei nitrati nel terreno

 

Dopo il campionamento di suolo, su una aliquota di suolo si determina il contenuto idrico e poi viene lasciato ad asciugare all’aria per circa 1-2 giorni; successivamente al suolo si aggiunge una quantità nota di acqua distillata per la solubilizzazione dei nitrati per circa 12 ore;

 

  

Dopo la decantazione, si preleva un’aliquota della fase liquida che viene  centrifugata per un’ulteriore separazione della frazione solida. Nella foto a destra il campione ben separato fra la fase solida e liquida.

 

Lo strumento Nitrachek (a sinistra) e le relative strip e soluzione di controllo per la lettura (a destra).

 

 La strip cartacea viene bagnata dalla fase liquida ed inserita nel Nitracheck per la lettura del valore dei nitrati.

 

Impatto ambientale e flussi di carbonio

 Il miglioramento della gestione dei processi produttivi secondo un approccio “green” ha assunto ormai da tempo un’importanza primaria nell’ambito della gestione sostenibile delle risorse.

Il progetto ha voluto verificare gli impatti durante tutto il ciclo colturale e produttivo dell’oliveto.

Il GO ha introdotto due principali metodologie per la valutazione dell’impronta carbonica: attraverso il “bilancio di massa” (area di Ferrandina) e secondo l’applicazione della metodologia LCA (Life Cycle Assessment), in conformità alle norme ISO 14040 e ISO 14044 per il calcolo dell’impronta ambientale, inerente alla produzione di olive da olio prodotte in Basilicata (area Vulture).

Il bilancio di massa ha previsto una serie di misurazioni incluso quella della emissione di CO2 dal suolo (respirazione) (Figura 2) che è una componente rilevante dei flussi di CO2 fra atmosfera-oliveto. 

L’analisi del ciclo vita, per la valutazione ambientale, ha preso in considerazione l’intero ciclo colturale di tre tipologie di oliveto (tradizione, intensivo e superintensivo).

L'olivo è tra le colture arboree più coltivate nei paesi mediterranei che oggi subiscono l'abbandono della terra a causa di vincoli ambientali e socio-economici. Un oliveto (227 alberi per ettaro) può rimuovere durante un ciclo annuale fino 45 tonnellate di CO2 per ettaro,  che al netto della respirazione e del turn-over della biomassa aerea e radicale dimostrano che l’olivo è una specie chiave ai fini della mitigazione del cambiamento climatico. La sinergia tra sostenibilità ambientale ed economica dell'oliveto è stata oggetto di recenti ricerche che illustrano i limiti e le potenzialità dei principali processi di certificazione ambientale dell'olio d'oliva basati su LCA esistenti. L'olivo ha alcune caratteristiche specifiche che potrebbero aiutare a introdurre una nuova integrazione tra vari quadri di valutazione dell'impatto ambientale, inclusa la contabilizzazione della capacità biologica degli alberi di sequestrare CO2.

L'iniziativa PEF includeva progetti PEFCR (Product Environmental Footprint Category Rules) lanciati dalla Commissione Europea nel 2014. I progetti hanno riguardato vari prodotti animali e vegetali, compreso l'olio d'oliva, in un contesto di valutazioni "dalla culla alla tomba" dell'impronta dei prodotti finali con una durata di oltre 100 anni.

In linea di principio il progetto PEFCR aveva lo scopo di tenere conto delle emissioni/rimozioni che si verificano anche nella fase sul campo di ciascun prodotto considerato. Tuttavia, la funzione biologica della pianta di assorbire la CO2 atmosferica durante la fase di campo era consentita solo per la categoria di prodotti dell'olio d'oliva (e del sughero) che rappresentava il sequestro di carbonio della biomassa dell'olivo avvenuto durante la produzione delle olive. La spiegazione di tale unicità si basava sull'evidenza che la durata della vita dell'oliveto è superiore a 100 anni, giustificando i crediti di carbonio per l'olio d'oliva.

I risultati hanno evidenziato come l’oliveto allevato col metodo superintensivo sia la tipologia più impattante in termini di GWP (potenziale di riscaldamento globale) nel caso si impieghi 1 ettaro come unità funzionale (Grafico 1). Infatti, utilizzando 1 tonnellata di prodotto, avendo i sistemi superintensivi una produzione maggiore, l’impatto risulta essere inferiore. In generale l’impatto alto è legato principalmente all’elevato numero di operazioni colturali effettuate durante i diversi cicli colturali, e quindi ai relativi input (impiego di fertilizzanti, fitofarmaci, acqua per irrigazione, ecc.) ma, soprattutto, alle operazioni e materiali impiegati per la realizzazione degli impianti idrici e di sostegno.

Grafico 1. Valutazione preliminare dell’impatto ambientale di tre tipologie di oliveto determinato secondo la metodologia LCA considerando la categoria di impatto GWP (Global Warming Potential) e come unità funzionale 1 ha di superficie.

 

Scelta e la gestione della forma di allevamento per migliorare la redditività in olivicoltura

Il GO INNO_Olivo&Olio è stato impegnato nel far conoscere la forma di allevamento a vaso policonico come possibile strategia per ridurre del 40-50% i costi di potatura e ridurre il fenomeno dell’alternanza di produzione (Figura 3). Il vaso policonico è totalmente gestibile da terra (con evidenti vantaggi economici) e, favorendo la distribuzione della luce all’interno della chioma (Figura 4), crea le condizioni per produzioni stabili e di qualità.

Alla luce delle attuali esperienze e osservazioni la forma di allevamento a vaso policonico risulta essere quella che più risponde alle esigenze dell’olivo (di vegetare e produrre) e all’esigenze dell’olivicoltore (facilità di coltivazione e di raccolta). Esso ormai trova sempre più largo consenso negli olivicoltori perché consente: a) un basso fabbisogno di manodopera per la potatura e la raccolta; b) la sicurezza per gli operatori che lavorano da terra con l’ausilio di attrezzatura da taglio telescopica c) il mantenimento di un equilibrato rapporto fase vegetativa/produttiva; d) la creazione di un equilibrato rapporto chioma/radici.

 

Piante allevate a vaso policonico. I triangoli in giallo evidenziano le branche con sviluppo a forma di cono, l’ovale in rosso evidenzia la maggiore e uniforme distribuzione della chioma sull’intera circonferenza nella parte medio-basale. Questa diversa distribuzione della vegetazione permette una buona illuminazione di ogni parte della chioma. Inoltre, la maggiore incidenza della chioma nella parte medio bassa permetterà di svolgere più agevolmente i lavori di raccolta e potatura, mentre la parte più alta, essendo più esigua, richiederà poco tempo.

 

La forma di allevamento a vaso policonico, anche se codificata ormai da vari decenni, rappresenta ancora oggi una innovazione per molti areali. È una forma di allevamento libera dove non è necessario obbligare lo sviluppo dei rami secondo determinate direzioni o inclinazioni dettate da legature o da tutori ma rispetta il naturale modo di crescita della pianta assecondando le sue naturali direzioni di sviluppo nello spazio guidate solamente da semplici interventi cesori. Il rispetto delle naturali esigenze della pianta consentono l’espansione della chioma, che sarà però guidata limitando l’affermazione della porzione superiore, perché ridotta alle sole cime delle branche primarie, per favorire lo sviluppo della porzione inferiore. In questa zona si potrà concentrare l’attività produttiva della pianta dove il produttore potrà raccogliere con meno lavoro e più rendimento.

 

Divulgazione della “qualità” dell’olio

Il Progetto INNO_Olivo&Olio ha previsto attività di divulgazione relative alle varie tematiche discusse dal GO ed alle innovazioni introdotte, mediante attività programmate e finalizzate alla conoscenza delle innovazioni individuate, al netto delle limitazioni agli incontri in presenza causate dalla pandemia legata al covid19 (Figura 5).

Su spinta delle imprese del partenariato, il GO INNO_Olivo&Olio è stato impegnato anche nel promuovere gli aspetti qualitativi e salutistici dell’olio di oliva per colmare la scarsa propensione dei consumatori al riconoscimento del valore commerciale dell’olio EVO. Per dare un contributo al superamento di questo limite sono stati organizzati incontri rivolti agli olivicoltori, scuole ed ai consumatori in generale. In questo contesto sono stati organizzati anche incontri per la valutazione organolettica dell’olio, finalizzati alla distinzione delle diverse categorie commerciali per cercare di contribuire e ridurre la confusione esistente che porta a porre sullo stesso piano qualitativo, ad esempio, olio extravergine e olio raffinato attribuendo a quest’ultimo un significato di superiorità qualitativa.

 

Galleria immagini

×

Agrifoglio n. 111 -  

Temi
Inno OLIVO&OLIO
Autori
Antonio  Buccoliero

ALSIA

Giuseppe  Montanaro

DiCEM - Università degli Studi della Basilicata

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
Il Comitato Unico di Garanzia dell' ALSIA