Fagiolo rampicante, sul miglioramento genetico la Basilicata fa scuola
Ceccarelli: "Lusinghieri i risultati preliminari della selezione partecipata. Pronta un'altra sperimentazione"
Data:02 Mar 2021
"Il progetto ha avuto il grosso merito di portare all’attenzione degli agricoltori lucani la possibilità di mescolare le varietà autoctone di fagiolo, sfruttando così la capacita dei miscugli, ben documentata dalla letteratura scientifica, di tollerare meglio sia malattie ed insetti che le variazioni climatiche annuali, stabilizzando così le rese". Bisognerebbe avere la possibilità di guardare in viso Salvatore Ceccarelli - noto genetista ed esperto internazionale di biodiversità di interesse agrario - quando pronuncia queste parole, per apprezzarne tutto il coinvolgente entusiasmo.
Insieme a Stefania Grando, anche lei genetista e grande specialista di agrobiodiversità, Ceccarelli sta seguendo il progetto di miglioramento genetico del fagiolo rampicante avviato dall’ALSIA nel 2017 attraverso la "selezione partecipata". Un progetto che parte da lontano, molto prima del 2017, quando i tecnici dell'Azienda agricola sperimentale dimostrativa dell’Agenzia "Pollino" di Rotonda (PZ) censirono tutte le antiche varietà di fagiolo presenti prima nell’area Sud della Basilicata, e poi in tutta la Basilicata. Di quelle varietà, l’ALSIA effettuò caratterizzazioni morfologiche, fenologiche e genetiche, iscrivendo il materiale raccolto nel repertorio regionale delle varietà a rischio di estinzione, nell’anagrafe nazionale, e riponendolo al sicuro nella banca del germoplasma “Francesco Sassone” ubicata nella stessa Azienda “Pollino”. Il lavoro fatto fu illustrato nel numero 14 dei “Quaderni dell’ALSIA”, supplemento monografico di “Agrifoglio”, la rivista dell’ALSIA giunta al 17° anno di pubblicazione.
La selezione di fagiolo rampicante fu quindi avviata nel 2017 attraverso la coltivazione di 28 varietà antiche, quattro commerciali e sette miscugli, ed al momento è unico nel suo genere in Italia per i legumi. Fortemente innovativa l'attenzione data ai miscugli, in questa azione di miglioramento genetico, che rappresentano una "difesa" potentissima contro il cambiamento climatico: una risposta “locale”, a vantaggio della sicurezza alimentare e della tutela dell’ambiente.
Il 16 febbraio scorso, in occasione dell’evento organizzato dall’Agenzia in videoconferenza e diretta streaming per la valutazione di 60 campioni di granella secca dei fagioli rampicanti provenienti da altrettante parcelle, si è chiuso il terzo anno di attività del progetto. Un evento fuori dal comune, quello della valutazione on-line, per l’impossibilità di organizzare l’attività in presenza a causa delle restrizioni legate alla emergenza sanitaria da covid-19. Ciononostante, dovendo essere espresso in quella occasione un giudizio prettamente visivo, anche on‑line si sono ottenuti riscontri molto interessanti.
"Le due valutazioni condotte dagli agricoltori - ha spiegato Ceccarelli - la prima in campo e la seconda sul prodotto secco, non sempre coincidono, nel senso che il prodotto secco di varietà che avevano ricevuto un giudizio positivo in campo, non sempre ha ricevuto un giudizio ugualmente positivo per la granella. La stabilità delle rese - chiarisce Ceccarelli - potremo misurarla con esattezza appena i dati del terzo anno di valutazione sinora raccolti saranno stati elaborati. Ma già adesso possiamo anticipare che i risultati produttivi suggeriscono l’esistenza di un adattamento specifico per certe varietà, che si adattano cioè meglio in alcune aziende invece che in altre, e altre varietà che producono differentemente in alcune aziende e nel campo sperimentale dell’ALSIA "Pollino" a Rotonda".
"Il lavoro - aggiunge Ceccarelli - ha suscitato molto interesse tra gli agricoltori, ma anche tra altre tipologie di partecipanti alle giornate di campo, come gli studenti. La determinazione dei tempi di cottura, grazie alla collaborazione degli allievi dell’Istituto Alberghiero di Maratea, delle varietà di fagiolo rampicante con le quali il progetto è iniziato, ha consentito di raggruppare le varietà in 4 gruppi con tempi di cottura sufficientemente simili da poterli proporre come prodotto commerciale. Uno di questi è stato infatti commercializzato con successo dall’Azienda di Rocco Tufaro a Terranova del Pollino. Il successo del primo miscuglio commerciale ha suscitato l’interesse di altri produttori, e l’ALSIA, con la collaborazione di Stefania Grando, è in procinto di mettere a punto un protocollo per la distribuzione del miscuglio ad altri produttori, in modo da garantirne la tracciabilità. La tracciabilità della diffusione del miscugli - spiega Ceccarelli - apre a sua volta la porta ad una ulteriore sperimentazione, con lo scopo di monitorare l’evoluzione adattativa dei miscugli dopo un numero di anni di coltivazione in aziende diverse, utilizzando il seme riprodotto in azienda".
"Con Stefania Grando giriamo molto l’Italia – ha concluso Ceccarelli – e conosciamo il lavoro realizzato in tantissimi altri comprensori. Bisogna riconoscere che non ci sono molte altre iniziative così interessanti e positive come quelle che riesce ad attivare l’ALSIA insieme ai grandi protagonisti del territorio: gli agricoltori”.