Carta e penna

Spina dorsale
didascalia.

veduta di Montescaglioso da Serra Pizzuta (Matera).

Data:Mon Aug 31 10:57:00 CEST 2020

Per gli antichi Egizi, il dio Osiride, tra l'altro mitico inventore dell'agricoltura, è rappresentato quasi sempre con accanto il geroglifico del Djed (o Zed), la sua spina dorsale. Il termine Djed è tradotto come "stabilità", come "presenza". Per alcuni quel geroglifico potrebbe essere anche la raffigurazione di un albero, che si collega alla leggenda della resurrezione di Osiride. Per altri rappresenterebbe invece una torre realmente esistita circa 12.000 anni fa, e per altri ancora addirittura una macchina per rallentare il tempo. Ad ogni modo, era chiaro fin da allora come la spina dorsale fosse la sede del fluido vitale, e simboleggiasse la vita eterna.

Non doveva essere molto lontano da questa chiave interpretativa l'esperto Manlio Rossi-Doria quando nel 1958, in uno dei suoi preziosi scritti, parlando di pianure e aree interne del Mezzogiorno tirò fuori il concetto de "la polpa e l'osso". Una di quelle metafore indistruttibili, che resistono ad ogni usura del tempo. Anche perché, in fondo, il tempo non ha cambiato le cose, anzi.

"Lo spopolamento montano in Italia. Indagine geografico-economico-agraria" fu l'opera in più volumi frutto della gigantesca inchiesta promossa già prima del Doria, negli anni '20 e '30 del secolo scorso, dal Comitato per la Geografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall'Istituto Nazionale di Economia Agraria. Un'inchiesta che segnò una presa di coscienza pubblica sullo stato di arretratezza di quell'osso, della spina dorsale della penisola, delle vocazioni produttive e dell'agricoltura pedemontane e montane mortificate dai quadri di sviluppo nazionale a vantaggio delle grandi aree urbane e costiere.

Negli anni a seguire, ancora molte altre inchieste, piani, misure, per tentare di arginare lo svuotamento di migliaia di piccoli e piccolissimi comuni, e la sottrazione sistematica dei servizi, e provare almeno a usare la leva del turismo pur sacrificando molte delle antiche attività produttive. Così, mentre il dibattito nazionale sulle aree interne appassionava le diverse forze intellettuali del Paese fino alla SNAI, la Strategia Nazionale per le Aree Interne del 2012, in una visione finalmente sistemica e olistica che andasse al di là degli stereotipi, emerge con sempre maggiore chiarezza che osso e polpa vogliano dire anche "periferia" e "centro", "campagna" e "città", dicotomie che hanno per troppo tempo strangolato e reso asfittica qualsiasi visione, accentuando le marginalità. 

Queste spine dorsali non reclamano attenzione, ma partecipazione, e bussano ora con prepotenza al portone principale delle politiche pubbliche, delle reti della cittadinanza attiva. Portano con sé nuove forme di mobilità, innovazioni sociali, memoria, immigrazione, nuove forme di imprenditoria, pratiche culturali. E pretendono, a ragione, di costruire, tutti insieme, nuove identità territoriali e nuove narrazioni.

 

 

 

Agrifoglio n. 98 - Agosto 2020

Temi
Autori
Sergio Gallo

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