Agroecologia, il caso-studio di Ricerca Partecipativa in Basilicata

Le prove sperimentali di campo di lunga durata (DRLP) diventano laboratori interattivi centrati sull'utilizzatore finale e sul contesto locale
didascalia.

Gruppo di lavoro durante la compilazione di un questionario.

Data:06 Apr 2021

La pandemia da COVID-19, con le restrizioni agli spostamenti tra territori che hanno ostacolato i servizi logistici, la circolazione della manodopera, dei prodotti e degli input per la produzione (fertilizzanti, fitosanitari, ecc.), ha generato il timore di un blocco dell'intera catena agro-alimentare, mettendo a rischio la disponibilità di cibo a discapito soprattutto delle categorie sociali più fragili. La pandemia ha evidenziato la necessità di un sistema agroalimentare più resiliente, in grado di far fronte anche a circostanze estreme improvvise, per poter garantire cibo sufficiente, sicuro e sostenibile. L'Agenda 2030 della UE diffusa dal 1° gennaio 2016, tre anni prima della pandemia, sottolineava l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, indicando come prioritari cambiamenti nel modo in cui il cibo viene prodotto, trasformato, trasportato, distribuito e consumato. Questo processo “trasformativo” richiede un approccio olistico che abbracci una visione a lungo termine, come quello agroecologico.

L’agricoltura biologica rappresenta l’unica forma regolamentata di produzione agricola in grado di raccogliere gli obiettivi dell’agroecologia, superando i modelli “convenzionalizzati”, gestiti secondo un approccio di sostituzione degli input di sintesi con altri ammessi dalla normativa. Tali sistemi si basano su una catena del valore che distribuisce in maniera iniqua il valore aggiunto tra i diversi attori che vi operano allontanando l’agricoltura dai principi di sostenibilità sociale. Anche il dibattito scientifico in ambito agroecologico si limita spesso ad affrontare le problematiche ambientali associate all'agricoltura industriale, tralasciando del tutto l’aspetto sociale. In questo contesto, l’approccio partecipativo alla ricerca abbraccia una prospettiva più ampia e collettiva, capace di disegnare sistemi produttivi integrati con il territorio, rispondenti alle sue reali esigenze e promuovendo una più equa distribuzione del reddito con evidenti benefici per le comunità rurali. A tal fine, è necessario sviluppare metodologie efficaci di partecipazione, creando legami di fiducia tra ricercatori, agricoltori e altri portatori di interesse, consumatori inclusi, orientando la domanda di ricerca verso obiettivi condivisi. Le prove sperimentali di campo di lunga durata, detti Dispositivi di Ricerca di Lungo Periodo (DRLP), possono svolgere un ruolo decisivo come centri di conoscenza, veri e propri laboratori di partecipazione e appropriazione dei risultati della ricerca e delle innovazioni da parte degli attori coinvolti. Il DRLP diventa un laboratorio “interattivo” (“Living Lab”), in cui l’innovazione è centrata sull’utilizzatore finale e gli schemi sperimentali sono conformi alla realtà operativa locale. Essi sono costituiti da una componente fisica (rappresentata dal DRLP ma anche da aziende satellite che decidono di sperimentare parallelamente) e da una componente sociale, composta da una rete di attori e ricercatori che, basando la comunicazione su un mutualistico rapporto di co-conoscenza, operino per il raggiungimento di obiettivi a breve, medio e lungo termine. Tali strumenti di collaborazione possono difatti agevolare l’incontro di interessi del mondo della ricerca e del mondo operativo. Difatti, se il mondo operativo è spesso più interessato agli aspetti dinamici del mercato, di contro i ricercatori sono per vocazione maggiormente attenti ai processi ecologici, più statici del mercato, caratterizzati da una lenta evoluzione nel tempo. 

I “Living labs” per la co-ricerca/innovazione e la valorizzazione del territorio: l’esperienza CREA nel Metapontino

Il CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) conduce da anni attività di ricerca nell’ambito dell’agricoltura biologica, seguendo un approccio agroecologico e partecipativo. Il CREA gestisce e mantiene cinque DRLP distribuiti sul territorio nazionale, con focus che variano dalla frutticoltura all’orticoltura specializzata in condizioni pedoclimatiche diverse. In questi contesti, sono state messe a punto strategie di coinvolgimento attoriale, con la partecipazione di agricoltori, tecnici e associazioni nelle operazioni di riprogettazione (re-design) dei DRLP. Utilizzando elementi di feedback da e per gli attori coinvolti nella valutazione dei risultati e delle eventuali modifiche da apportare ai DRLP, la ricerca non solo discute le priorità di innovazione con gli utenti finali, ma è in grado di co-evolversi con il mercato locale.

Nell’ambito del progetto PERILBIO “Promozione E Rafforzamento dei dispositivi di Lungo periodo In agricoltura BIOlogica”, il gruppo di ricerca CREA, che opera nell’azienda sperimentale di Metaponto (Bernalda, MT), affronta dall'inizio del 2019 una operazione di re-design con il coinvolgimento di diversi esponenti del mondo operativo e della ricerca. Il percorso, attualmente in itinere, parte dal dispositivo di lungo termine denominato MITIORG per arrivare alla definizione del nuovo DRLP AGROFORSYLL (AGROFORrestry SYstem Living Lab – Laboratorio interattivo basato sull’introduzione di sistemi diversificati agroforestali). La costituzione di una rete di portatori di interesse (piattaforma attoriale) ha permesso di identificare le tematiche di ricerca più sentite dai produttori biologici dell’arco ionico metapontino. Attraverso la collaborazione di ALSIA come mediatore culturale, la piattaforma attoriale è stata consultata in maniera iterativa con questionari, incontri frontali e visite aziendali.

Dai 40 potenziali attori del territorio (agricoltori, tecnici, consulenti, associazioni di categoria) individuati preliminarmente da ALSIA sulla base di criteri di priorità condivisi, è stato selezionato un sub-campione di 22. La distribuzione di un questionario ed il dibattito aperto hanno permesso l’identificazione dei temi di co-ricerca da approfondire a livello locale. I risultati hanno evidenziato un forte interesse per le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici e di diversificazione colturale (figura 1). L’introduzione di colture perenni è emersa quale soluzione di interesse legato ad entrambe le tematiche.

Figura 1. Risultati del questionario. Strategie su cui investire per mitigare gli effetti di cambiamenti climatici (a) e per la diversificazione colturale (b)

(a) (b)

 

Nello stesso questionario, gli intervistati sono stati chiamati ad indicare le loro esperienze pregresse di ricerca, in modo da identificare gli aspetti relativi alla necessità di modulare del linguaggio scientifico in contesti ampi e partecipati e al livello di interesse verso strategie di ricerca partecipativa. È emerso che 12 dei rispondenti avessero già condotto prove di sperimentazione, di questi, il 50% dei casi ha autofinanziato la sperimentazione presso la propria azienda, senza la collaborazione di Enti pubblici di Ricerca/organizzazioni private (figura 2a). Gli aspetti maggiormente indagati nelle sperimentazioni sono stati fertilità del suolo e difesa e selezione varietale (figura 2b).

Figura 2. Risultati del questionario. Esperienze pregresse degli intervistati in attività di ricerca, in termini di fonte di finanziamento (a) e di tematiche studiate e portate avanti (b).

(a) (b)


Gli obiettivi e gli interessi degli attori così individuati sono stati poi affrontati e approfonditi in un primo incontro frontale il 9 maggio 2019 presso l’azienda sperimentale di Metaponto. I partecipanti sono stati suddivisi in quattro piccoli gruppi di discussione. Successivamente, in riunione plenaria, ciascun gruppo ha avuto la possibilità di presentare i temi emersi, aprendo a discussioni e dibattiti (figura 3).

Le tematiche più discusse hanno riguardato:

  • la sistemazione del suolo al fine di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in termini di ristagni idrici;
  • l’introduzione di colture perenni ad integrazione delle colture orticole;
  • il recupero di varietà orticole e frutticole locali;
  • l’introduzione di colture di copertura ed altre infrastrutture ecologiche per la gestione e il mantenimento della fertilità dei suoli

Sulla base delle informazioni raccolte, i ricercatori hanno elaborato un piano di progettazione del nuovo DRLP. Ad ottobre 2019 è stato quindi organizzato un successivo incontro per discutere il progetto e per valutare l'interesse da parte degli attori alla realizzazione di prove parallele, per indagare ad esempio soluzioni riguardo le colture arboree da consociare e le varietà locali da recuperare/testare). Il nuovo DRLP è stato infine progettato come confronto fra tre sistemi biologici, basati su una rotazione quadriennale di colture orticole e con opportune sistemazioni idrauliche del suolo per la mitigazione degli effetti degli eventi meteorologici estremi. Due di questi sistemi prevedono l’inserimento di componenti perenni, arboree e/o arbustive (sistemi agroforestali), la cui scelta è affidata al prosieguo delle attività partecipative. Con tale fine, nell’estate del 2020 sono state condotte delle visite presso alcune aziende del territorio e sono stati approfonditi alcuni aspetti emersi nei primi incontri, utili alla programmazione dei nuovi già dalla primavera del 2021. 

L’esperienza di co-ricerca/innovazione ha fatto emergere l’interesse degli attori del territorio al dialogo con le istituzioni di ricerca che dimostrano dinamicità essenziale per rispondere alle richieste locali di innovazione. Allo stesso tempo, è stata evidenziata la necessità di ampliare il partenariato includendo altre figure chiave della filiera, quali consumatori e decisori politici locali, in grado di determinare una effettiva transizione verso un “territorio agroecologico”, necessario alla definizione di un sistema agroalimentare a livello locale.

Forse una replica di quello che accadeva nello stesso territorio oltre 2.000 anni fa, con un suolo agricolo naturalmente fertile, in grado di sostenere le fiorenti civiltà magno-greche che qui si svilupparono.

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Agrifoglio n. 102 -  

Temi
Ricerca e Innovazione
Rubrica
agrinnova
Autori
Corrado  Ciaccia

CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente

Giuseppe  Mele

Funzionario Alsia

Elena  Testani

CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente

Angelo Fiore

CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente

Alessandro Persiani

CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente

Francesco  Montemurro

CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente

Mariangela  Diacono

CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
Il Comitato Unico di Garanzia dell' ALSIA