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Agricoltura sociale, come utilizzare le risorse agricole per far crescere le persone

Comparto in crescita. Resta la difficoltà diffusa del coinvolgimento di figure professionali con specifiche competenze
didascalia.

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Data:Tue Oct 12 12:56:31 CEST 2021

L’Agricoltura sociale (AS) è l’insieme di pratiche innovative finalizzate a rivitalizzare le comunità locali mediante due strumenti che agiscono contestualmente. Il primo è l’utilizzo delle risorse agricole, materiali e immateriali. L’altro è la creazione di ambienti di vita capaci di promuovere e far crescere le persone e le popolazioni.

Le pratiche di AS sono in costante evoluzione. Per questa ragione è bene evitare definizioni restrittive che confinerebbero entro limiti troppo rigidi una realtà in continua trasformazione. Occorre invece un approccio normativo sufficientemente flessibile, per tener conto delle specificità territoriali e così contemplare nuove pratiche che verranno ad inserirsi in futuro nell’alveo dell’AS.

La Legge 141/2015, Disposizioni in materia di agricoltura sociale, fornisce una prima cornice comune agli interventi normativi regionali che promuovono l’incontro tra la multifunzionalità delle imprese agricole e il welfare partecipativo, generativo e di comunità “allo scopo di facilitare l’accesso adeguato e uniforme alle prestazioni essenziali da garantire alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio nazionale e in particolare nelle zone rurali o svantaggiate” (art. 1). Le norme prevedono quattro tipi di attività, volte all’inclusione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate e all’offerta di servizi alla popolazione. In particolare, le tipologie sono le seguenti: a) inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati, definiti ai sensi dell’articolo 2, numeri 3) e 4), del Reg. (UE) 651/2014, di persone svantaggiate di cui all’articolo 4 della Legge 381/1991, e successive modificazioni, e di minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione e sostegno sociale, nonché di migranti accolti nella rete SPRAR; b) prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l’utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell’agricoltura per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana; c) prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati anche attraverso l’ausilio di animali allevati e la coltivazione delle piante; d) progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità nonché alla diffusione della conoscenza del territorio attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche riconosciute a livello regionale, quali iniziative di accoglienza e soggiorno di bambini in età prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.

Nel 2018, il ministro delle Politiche agricole ha definito i requisiti minimi e le modalità relative alle attività di agricoltura sociale con decreto attuativo n. 12550. Nel provvedimento sono individuati alcuni aspetti importanti per garantire la qualità degli interventi. Tra questi si menziona il carattere di regolarità e continuità richiesto per lo svolgimento delle attività di AS (art. 1, comma 2). Ciascuna regione provvederà a fissare i termini temporali per garantire la continuità delle attività. La qualità degli interventi di AS viene promossa anche: a) garantendo la presenza di specifiche figure professionali preposte all’erogazione dei servizi; b) favorendo la collaborazione con gli enti pubblici del sistema socio-sanitario e con i soggetti del terzo settore. Per quanto concerne le attività svolte nelle fattorie didattiche, il decreto ministeriale 12550 rinvia espressamente alle normative regionali, precisando anche che l’elenco degli operatori di AS non sostituisce l’elenco delle fattorie didattiche già predisposto dalle regioni.

Oltre la metà delle regioni italiane avevano disciplinato l’AS già prima dell’emanazione della Legge 141. Le discrepanze con la sopraggiunta normativa nazionale riguardano essenzialmente la portata delle attività considerate dalle regioni, in alcuni casi più ampia, in altri più ristretta. Successivamente, Basilicata, P.A. Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, P.A. Trento hanno varato norme sull’AS. Si sta, dunque, realizzando una progressiva armonizzazione della legislazione regionale alla normativa nazionale.

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative di AS finanziate con gli strumenti per lo sviluppo rurale nella programmazione dei fondi europei 2014-2020. In tale quadro, interessanti sono alcune esperienze in corso di realizzazione anche nell’ambito del PEI-AGRI, che ha visto il sorgere di gruppi operativi (GO) impegnati nella realizzazione di innovazioni di tipo sociale (Clicca QUI).

Numerose sono, inoltre, le attività formative in AS, a partire da quelle promosse a livello universitario: Master di primo e secondo livello, Moduli all’interno di insegnamenti nei Corsi di Laurea in Scienze agrarie.

Tuttavia, i numeri delle fattorie sociali sono ancora contenuti. Per avere la dimensione reale del fenomeno bisognerà attendere i risultati del Censimento dell’agricoltura 2020, che vede per la prima volta l’AS nel nuovo format di rilevazione. Si potranno così avere anche dati certi sulla presenza delle donne. In base all’indagine del CREA effettuata nel 2020, il numero di addetti a tempo pieno nelle attività di AS è per quasi un terzo del totale costituito da donne. Il dato sale al 40% se si considerano gli addetti part-time.

La difficoltà maggiore che incontrano le imprese disponibili a introdurre nelle proprie attività anche quelle di AS riguarda il coinvolgimento di figure professionali con competenze sociali. L’ostacolo si potrebbe superare se i servizi sociali e socio-sanitari territoriali creassero le condizioni per favorire la collaborazione tra le aziende agricole, i soggetti di terzo settore, le scuole, le università e gli istituti di ricerca. Gli agricoltori e le loro organizzazioni di rappresentanza dovrebbero richiedere ai comuni di attivarsi per promuovere, con progetti ad hoc, l’incontro e il dialogo tra il mondo agricolo, le istituzioni della conoscenza e le realtà impegnate nelle attività sociali.

È molto probabile che, nei prossimi anni, i beneficiari dell’AS tenderanno ad ampliarsi. Diventeranno sempre più importanti la cura degli anziani non autosufficienti e, in generale, i servizi rivolti alla terza e quarta età. Le fattorie sociali potrebbero gestire progetti centrati sullo scambio intergenerazionale, orientando il servizio civile nazionale verso azioni che prevedano tale attività.

Nello stesso tempo, bisognerà dare nuove risposte al fenomeno dell’immigrazione e a quello dell’abbandono delle aree interne. L’AS ha tutte le caratteristiche per essere protagonista nei progetti di ri-costituzione di comunità, creando una connessione virtuosa tra i due fenomeni.

Le amministrazioni comunali dovrebbero svolgere un ruolo trainante in tali processi, promuovendo una forma di organizzazione dei cittadini che solleciti, guidi ed esprima il formarsi di un’autonoma capacità dei cittadini stessi a concorrere alla determinazione delle politiche di sviluppo sostenibile. Le cooperative di comunità costituiscono una forma partecipativa imprenditoriale molto efficace per promuovere la cittadinanza attiva. Inoltre, andrebbe promossa anche l’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico (A.S.B.U.C.). Formando amministratori di beni comuni ad hoc, si potrebbe generare capitale sociale e, nel contempo, tutelare e valorizzare risorse naturali.

Solo se si creeranno istanze dinamiche di confronto e collaborazione e si stabiliranno strette relazioni tra le istituzioni, il mondo della ricerca e della scienza e la società civile, le differenze tra culture e generazioni diverse potranno riconoscersi e interagire per generare e vivificare lo spirito dello sviluppo.

Autori
Alfonso  Pascale

Presidente dell’Accademia della Ruralità, scrittore ed esperto di agricoltura sociale

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
Il Comitato Unico di Garanzia dell' ALSIA