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Agricoltura e piccole comunità: il futuro passa anche da qui

Enrico Borghi ci parla del suo libro "Piccole Italie. Le aree interne e la questione territoriale" e delle potenzialità del Paese
didascalia.

La copertina del libro di Enrico Borghi.

Data:Thu Aug 13 09:27:00 CEST 2020

Raccontare un Paese attraverso luoghi e esperienze ma anche guardando alle prospettive di sviluppo e alla trasformazione delle politiche territoriali. E' la grande sfida di migliaia di piccoli comuni italiani che rappresentano il filo conduttore del libro “Piccole Italie. Le aree interne e la questione territoriale” (Donzelli editore) scritto dal deputato Enrico Borghi. Dal libro emerge uno sguardo sul nostro Paese che non può sottovalutare il ruolo delle aree interne sia in termini economici che produttivi e sociali: le politiche di crescita e sviluppo, oggi, non possono trascurare il tessuto che è rappresentato da luoghi e realtà dalle quali nasce sempre più spesso il mondo imprenditoriale che muove il Paese. La Redazione di Agrifoglio parlato con l'Autore.

Nel suo libro, "Piccole Italie. Le aree interne e la questione territoriale", il filo rosso che lega l'intero lavoro è il recupero del rapporto fra istituzioni e comunità. Su cosa bisogna puntare per riallacciarlo?

Aldo Moro, nel 1974, diceva già che il problema più grosso dell’Italia era la rottura tra lo Stato, inteso come istituzioni, e la società. Oggi quel fossato sì è allargato. Le comunità locali sono un antidoto contro questa logica, perchè per loro natura sono orizzontali e rifuggono dalla “politica spettacolo” o dai comizi fatti solo di slogan. Nei territori ci si conosce, e si sa che chi lavora per il bene comune deve avere un progetto, un’idea, costruita su una base valoriale, e poi deve avere una capacità di concretizzare. Questo metodo, oggi, vale per tutto il Paese. Per questo, anche per questo, le 'Piccole Italie' parla all’intero Paese.


La Basilicata vive da tempo il rischio di spopolamento in particolare delle sue aree interne. Uno strumento come la SNAI, la Strategia Nazionale per le Aree Interne, può diventare la chiave di volta per un cambio di passo anche per settori come l'agricoltura?

La Strategia Nazionale Aree Interne fa parte di un 'set' che in questi anni abbiamo allestito. Insieme alla Snai, abbiamo pensato alla legge sui piccoli comuni - che oggi rappresenta l’intelaiatura giuridica perfetta per l’attuazione del Recovery Plan - al collegato ambientale che introduce il pagamento dei servizi ecosistemici e la strategia nazionale per le Green Community che stiamo finanziando, fino a giungere al testo unico delle foreste. L’idea di queste politiche è che si debba operare per uno sviluppo locale, partendo dal coinvolgimento delle comunità locali che si devono dotare di competenze e pensare al proprio futuro anzichè attardarsi a rimpiangere il proprio passato. In questa chiave, è evidente che l’agricoltura rappresenta uno dei pilastri di questa costruzione.

Nord e sud sono ancora distanti? Sono cioè Piccole Italie, per parafrasare il titolo del suo libro?

Ci sono tanti Nord e tanti Sud. Le vallate alpine dove non arriva la connessione della banda larga, dove non prende il cellulare e se stai male non sai come avvisare il 118, dove le culle si sono svuotate, non sono tanto diverse come dimensione statistica e sociale da tante aree del Mezzogiorno. Il tema oggi è duplice. Da un lato costruire una politica per evitare il conflitto tra inclusi (le aree urbane, le zone metropolitane, le costeche hanno opportunità, infrastrutture, accessibilità, servizi) e gli esclusi (le aree interne, tanta parte della montagna italiana, il rurale in genere). Dall’altro, al Sud evitare che la retorica del Mezzogiorno copra tutto, facendo perdere di vista la specificità delle aree rurali e interne. Napoli e Bari, che stanno per essere collegate dall’alta velocità, non sono Sanza o Muro Lucano.

Lei è stato anche amministratore pubblico, come sindaco e presidente dell'Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti montani). Quanto influisce in particolare nei piccoli comuni il tema della cosiddetta "coperta troppo corta", con trasferimenti ridotti e esigenze invece ampliate?

Sono stato sindaco per 19 anni, e presidente dell’Uncem per 18. E ho maturato una convinzione: se i piccoli comuni si vogliono salvare, devono lavorare insieme. Laddove lo fanno, consentono al territorio di reggere il passo. Dove si chiudono in municipalismi sterili, funzionali solo a piccole rendite di potere, i territori vengono tagliati fuori. Valga per tutti l’autonomia fiscale, che è il vero cuore del potere. Realizzare una politica di perequazione fiscale sui territori è possibile solo su un ambito che supera la dimensione municipale. Altrimenti si finisce per vivere di rimesse, di contributi dall’alto. Insomma, di elemosina. Che è esattamente quello che non dobbiamo fare. La crescita dell’autonomia locale è la crescita del suo senso di responsabilità. Io ripartirei da qui per una nuova stagione delle autonomie locali nel nostro paese.

Il Covid ha riportato l'attenzione, anche in tema di turismo, sull'Italia dei piccoli borghi. Il percorso di risalita può passare anche da qui, puntando in particolare sulle aree rurali che presentano notevoli potenzialità?

Con il Covid ci siamo guardati dentro e indietro, e ci siamo accorti di quello che con pochi dicevamo da anni: e cioè che il patrimonio vero dell’Italia è dentro di sè, e che le “Piccole Italie” sono un sedimento di identità, cultura, arte, energia, sviluppo locale necessarie per la vittoria delle sfide della trasformazione dell’economia che questa generazione è chiamata a compiere nella logica della sostenibilità. Oggi i territori sono arrivati in serie A, dopo anni di campionati minori. Ma questo significa che anch’essi devono fare il salto, in termini di organizzazione, e di politiche. Pensarsi marginali quando diventi centrale significa condannarsi all’emarginazione, e a vedersi sostituiti da altri nella nuova dimensione di centralità assunta. Per questo le esperienze che altre nazioni europee hanno fatto di riforma dei poteri locali, e che descrivo in “Piccole Italie”, oggi sono indispensabili in Italia. Senza una modernizzazione del sistema dei poteri locali, che coniughi efficienza e capacità di governo con identità e democrazia dal basso, rischiamo di perdere questo magic moment.





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Agrifoglio n. 98 - Agosto 2020

Temi
Biodiversità
Autori
Antonella  Ciervo

FPA srl - ROMA

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
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