Rogna dell'olivo, attenti alle ferite sulla pianta
Potature, grandine, gelate, vento o la pratica dell'abbacchiatura favoriscono l'ingresso del batterio. I consigli dei tecnici ALSIA
Data : 21 January 2022
Non esiste una cura per la risoluzione definitiva della problematica. Su varietà ad alta suscettibilità si può ridurne la carica attraverso trattamenti a base di rame da effettuare, specialmente, dopo gli eventi che determinano le ferite.
Stiamo parlando della rogna dell’olivo, una malattia causata dal batterio Pseudomonas savastanoi pv Savastanoi, che penetra attraverso ferite causate ad esempio da potature, grandine, gelate, vento o dalla pratica della abbacchiatura. Si riconosce facilmente per la presenza di tubercoli (escrescenze tumorali, più o meno rotonde con superficie rugosa) sui giovani rametti, sulle branche e sul tronco. Il danno consiste in una perdita di produzione dovuto al disseccamento della parte colpita che pregiudica anche l’aspetto estetico della pianta.
Il batterio che vive sui rami degli alberi e sulla pagina inferiore delle foglie, si sviluppa con condizioni di clima temperato e umido. Rimane inattivo sulle piante finché non si presentano condizioni ideali e non trova una via di accesso all’interno della pianta. I periodi di maggiore infezione sono l'autunno e la primavera: non appena qualche elemento esterno causerà una qualunque ferita sull’ospite questi si insedierà e troverà una via di penetrazione per poter in seguito moltiplicarsi.
Oltre ai trattamenti di cui si è detto, altre buone pratiche consistono nell’evitare l’impiego di attrezzi utilizzati per la potatura di piante infette o nel disinfettarli con soluzioni composte da acqua e rame, presenti in commercio o semplicemente acqua ossigenata. Inoltre è importante una potatura equilibrata tesa ad eliminare anche le parti attaccata da rogna. Infine una concimazione equilibrata aiuterà la pianta a rimarginare bene le ferite.
Michele Troiano