Dalle piante vaccini veterinari con il molecular farming
Se ne sta occupando Aviamed, il progetto internazionale coordinato da Enea
Data : Fri Jul 17 10:39:00 CEST 2020
Dalle piante un’alternativa per curare gli animali con vaccini green. Il progetto internazionale che sta lavorando a questa nuova generazione di vaccini si chiama Aviamed e utilizza tecnologie di "molecular farming" sulle piante, con procedure più economiche e veloci.
Coordinato da Enea e finanziato dal programma di ricerca europeo ERANET Arimnet2 e dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Aviamed consentirà di prevenire e contrastare le malattie virali aviarie diffuse nei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.
La novità di questo progetto consiste nell'utilizzo delle piante come vere e proprie fabbriche per produrre rapidamente e a basso costo test diagnostici e vaccini di ultima generazione utili a contrastare la diffusione negli animali di malattie infettive che possono essere non solo un problema di medicina veterinaria e un danno per l'industria del settore, ma una sfida per la salute pubblica globale.
Un team multidisciplinare composto da veterinari, biotecnologi ed immunologi ha utilizzato le piante per sviluppare antigeni e particelle simil-virali del virus IBDV, causa della malattia di Gumboro nei polli, in grado di ridurre tempi, costi di produzione e rischi di reazioni indesiderate rispetto ai vaccini tradizionali e il primo saggio diagnostico per l'IBDV che permetterà di distinguere gli animali infetti da quelli vaccinati. Sono in corso di sviluppo anche nuovi vaccini contro il virus della malattia di Newcastle (NDV), una delle più gravi patologie degli uccelli domestici e selvatici che nel secolo scorso ha causato ben quattro pandemie, provocando infezioni trasmissibili anche all'uomo.
Nel progetto Aviamed sono coinvolti anche l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Institute of Agronomy and Veterinary "Hassan II" e National Institute of Agricultural Research del Marocco e l’Agricultural Genetic Engineering Research Institute dell’Egitto.
M. Agata