Contarinia pyrivora: un vecchio e nuovo nemico del pero

La cecidomia delle perine in alcune annate fa danni anche in Alta Val d’Agri. I consigli dei tecnici ALSIA nel terzo Bollettino fitosanitario del 2023, area Alta Val d'Agri

Pero nella fase fenologica di “mazzetti fiorali”

Pero nella fase fenologica di “mazzetti fiorali”

Data : Thu Mar 30 15:00:00 CEST 2023

Nelle antiche aree di coltivazione del pero, un dittero noto comunemente come cecidomia dei frutti del pero o cecidomia delle perine (Contarinia pyrivora), nel secolo scorso era considerato uno dei principali fitofagi del pero. La successiva introduzione degli insetticidi di sintesi ha reso sempre meno pericoloso quest’insetto di cui però negli ultimi anni si è osservata una recrudescenza delle infestazioni anche in alcuni pereti in Alta Val d’Agri, forse in relazione alla gestione agronomica dei frutteti che prevede la non lavorazione e l’inerbimento dell’interfila.

L’insetto, che effettua un’unica generazione all’anno ed ha come unico ospite il pero, sfarfalla in genere tra fine marzo - inizio aprile in corrispondenza della fase “mazzetti fiorali”. Dopo l’accoppiamento, la femmina ovidepone all’interno dei boccioli fiorali non ancora aperti, in cui all’interno dell’ovario si sviluppano le larve che, una volta mature, abbandonano il frutto, saltano e si nascondono nel suolo. Qui, a circa 5 centimetri di profondità, si confezionano un bozzolo in cui in autunno si impupano e quindi svernano.

I piccoli frutti colpiti in primavera si differenziano da quelli sani per la taglia più voluminosa e la forma irregolare più o meno sferica, arrestano il loro sviluppo e necrotizzano rimanendo attaccati alla pianta, come piccole mummie nerastre, per cadere successivamente al suolo.

La difesa si potrebbe basare su interventi di tipo agronomico con lavorazione del terreno, non una tantum ma periodica, da eseguirsi in particolare in estate allo scopo di portare in superficie i bozzoli esponendoli al sole. Nel caso si lavori il terreno in altri periodi, è necessario lavorarlo a profondità maggiori (15-20 centimetri) ribaltando gli strati in modo da portare in profondità l’insetto rendendo più difficile in primavera lo sfarfallamento degli adulti. Si ricorre alla difesa chimica solo se si sono avute negli anni ripetute infestazioni nel frutteto. In questi casi il trattamento deve essere eseguito nella fase fenologica di “mazzetti fiorali”, con petali evidenti ma con fiore chiuso: sono efficaci anche contro tale fitofago acetamiprid e flupyradiflurone utilizzati contro gli afidi.

Per la Basilicata, segui questi e altri consigli contenuti nel Bollettino fitopatologico n. 3 dell'Alta Val d'Agri (30 marzo 2023), redatto nell'ambito del progetto FitoConsult dai tecnici dell'Azienda "Bosco Galdo" di Villa d'Agri (Marsicovetere, PZ).

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Camilla Nigro

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