Vitivinicoltura, cambia il clima e la qualità "si sposta" in zone nuove

In molte regioni, come per l'Alta Val D'Agri, condizioni migliori per la produzione di vitigni tradizionali
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Data:Fri Apr 22 12:04:44 CEST 2022

Il settore vitivinicolo attraversa un periodo davvero difficile anche a causa del cambiamento climatico. Eventi meteo estremi, come grandinate anomale e ripetute, venti di forza eccessiva, siccità prolungate, piogge anomale che causano troppo spesso alluvioni, gelate tardive e precoci, periodi di siccità troppo lunghi, si verificano troppo frequentemente. Probabilmente la viticoltura di qualità si sposterà verso l’alto man mano che la crisi climatica avanzerà, creando le premesse per una viticoltura “montana”. Restano comunque le difficoltà tipiche dell’alta collina: pendii più ripidi, maggiore difficoltà nell’uso delle attrezzature, costi di produzione maggiori.

Negli ultimi decenni il cambiamento climatico è causa dell’accelerazione delle fasi fenologiche della maturazione dell’uva, con impatto anche sulle sue caratteristiche compositive e, inevitabilmente, sulle caratteristiche qualitative del vino. A causa dell’innalzamento delle temperature medie si osservano fenomeni di sfasamento tra maturità tecnologica e maturità fenolica ascrivibile alle interazioni tra i cambiamenti climatici in atto e alle usuali tecniche di gestione della chioma. Tali condizioni comportano un’accelerazione dell’accumulo nelle bacche delle sostanze zuccherine corrispondenti a livelli ottimali di alcool, spesso non associati a un’opportuna maturità fenolica. Generalmente si tende a posticipare il momento della vendemmia per incrementare ulteriormente il grado zuccherino, ma l’elevato titolo alcolometrico volumico dei vini è un problema enologico di attualità. Il legislatore (Reg. CE 606/2009) per assecondare le esigenze dei produttori, ha ammesso il ricorso alla dealcolizzazione o dealcolazione, che, tuttavia, incide pesantemente sul costo di produzione. Di contro, per evitarlo si possono adottare alcuni accorgimenti nelle cure colturali della vite:

  • Le potature tardive, effettuate a marzo-aprile comportano un ritardo nelle fasi fenologiche rispetto a potature condotte nel periodo invernale ed un ritardo della maturazione che, soprattutto in piante potate ad aprile, si traduce in uve con minori concentrazioni zuccherine e maggiore acidità alla raccolta. Il ritardo nel raggiungimento di determinate fasi fenologiche, quali il germogliamento, determina lo sviluppo dei germogli in un periodo meno favorevole all’attacco di patogeni (per es. Plasmopara viticola, agente della peronospora della vite) di difficile controllo nelle prime fasi del periodo primaverile. La potatura tardiva, infine, favorisce una più rapida cicatrizzazione delle ferite della pianta prima della ripresa vegetativa, riducendo così il rischio di esposizione al mal dell’esca.
  • La potatura verde, come la defogliazione del tratto basale dei germogli, è fondamentale per ottenere elevati livelli qualitativi delle uve e dei vini, favorendo un miglioramento del microclima della zona dei grappoli con effetti importanti sulla riduzione dei marciumi. Inoltre la cimatura tardiva, che consente di abbassare il rapporto tra superficie fogliare e produzione durante l’ultima fase della maturazione, rientra tra gli interventi agronomici in grado di rallentare l’accumulo zuccherino. La gestione della chioma aiuta a prevenire attacchi fungini, specie nei vigneti gestiti con il metodo biologico, nei quali la difesa è limitata a pochissimi principi attivi, con azione essenzialmente di copertura. La defogliazione tardiva è una pratica che viene applicata a partire dall’invaiatura, principalmente con lo scopo di assicurare l’arieggiamento e la sanità del grappolo durante la fase finale della maturazione. In uno studio è emerso che la defogliazione delle prime 4 foglie basali, imposta all’inizio dell’invaiatura, ha evidenziato una forte diminuzione della concentrazione zuccherina nelle uve e di antociani glicosilati nelle bucce. La rimozione fogliare in post-invaiatura al di sopra della fascia dei grappoli è risultata utile nel ritardare l’accumulo di zuccheri della bacca, e di conseguenza nell’abbassare il contenuto alcolico dei vini.

 

Il cambiamento climatico in Alta Val d’Agri

Secondo la Classificazione Climatica Multicriterio (MCC) (Tonietto e Carbonneau, 2004), il territorio della DOP "Terre dell’Alta Val d’Agri” è stato classificato come “temperato caldo", con "notti molto fresche" e "moderatamente secco" per il periodo climatico (1985-2010). Più recentemente, a seguito dei cambiamenti climatici in atto, il periodo tra il 2011 e il 2018 è invece classificato come "caldo" e “molto secco” ma con "notti molto fresche". Ciò mette in evidenza una chiara tendenza all'aumento delle temperature e ad una riduzione meno significativa delle precipitazioni durante la stagione di crescita della vite. Perciò, alcuni problemi fisiologici potrebbero verificarsi in zone con elevato accumulo di calore, e ciò potrebbe influire sul potenziale aromatico dell'uva e non solo nelle cultivar più precoci.

È molto interessante notare, come non vi sia al mondo un altro importante areale viticolo con la stessa classificazione MCC della DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri” con riferimento al periodo 1985-2010. Ciò significa, secondo questo sistema di classificazione, che nessuna area simile al mondo possiede la stessa produzione qualitativa di vino. Secondo Jones et al. (2005), i cambiamenti climatici in atto potrebbero ricollocare alcune regioni in condizioni climatiche più ottimali per la produzione di vitigni tradizionali. Inoltre, ciò considerando, i cambiamenti climatici possono migliorare la coltivazione dell'uva in alcune regioni. E questo è il caso del piccolo territorio dell’Alta Val d'Agri in Basilicata, dove i cambiamenti climatici potrebbero avere un impatto positivo sulla coltivazione dell'uva.

Come risultato di questo studio, nel recente periodo (2011-2018), la zona di produzione del vino della DOP “Terre dell’Alta Val d’Agri” evidenzia caratteristiche simili con un'altra regione vinicola, secondo le stesse categorie di classificazione MCC. In effetti, nel 2011-2018 (periodo che ha anche un valore predittivo per il vicino futuro), il territorio della DOP Terre dell’Alta Val d’Agri rientra nella stessa classificazione di regione vinicola del Rio Negro in Argentina, dove le temperature notturne sono molto basse. Al Sud dell'Argentina (Patagonia), la provincia del Rio Negro rappresenta circa il 3% della produzione vinicola totale del paese, e le variazioni di temperatura giorno-notte determinano un ambiente particolare per la produzione di vino di qualità. In questo particolare contesto argentino, il clima desertico crea condizioni di viticoltura da ambiente arido (e quindi sottoposta ad irrigazione). Tuttavia, l’alternanza di giorni caldi e soleggiati e notti molto fredde, crea un ambiente particolarmente sano per la viticoltura.

Anche l’area della DOP Terre dell’Alta Val d’Agri, a causa di questi cambiamenti di temperatura e condizioni di secchezza nel periodo 2011-2018 tende a diventare, dal punto di vista agro-climatico, ancora più adatta alla coltivazione della vite, in particolare per la produzione di vini di qualità. La Basilicata, da questa prospettiva, è ricca in termini di biodiversità della vite come lo è buona parte del territorio definito “terzo centro di addomesticamento di Vitis vinifera”. In questo scenario agro-climatico si potrebbero suggerire antiche cultivar autoctone particolarmente adatte, frutto di molti cicli di selezione naturale avvenuta in migliaia di anni durante i quali hanno attraversato anche fasi climatiche estreme.

 

Le donne vittime di violenza e stalking attraverso il numero verde 1522, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le pari opportunità, attivo 24 ore su 24 e accessibile da tutto il territorio nazionale, possono chiedere aiuto e sostegno nonché ricevere informazioni. L'assistenza telefonica consente un graduale avvicinamento ai servizi con assoluta garanzia di anonimato.
Il Comitato Unico di Garanzia dell' ALSIA