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Un anno dedicato alla salute delle piante

La FAO ha proclamato il 2020 “Anno Internazionale della Salute delle Piante” (IYPH2020). Ecco perché
didascalia.

Logo ufficiale dell'IYHP2020.

Data:Mon Jul 27 11:45:05 CEST 2020

Diciamocelo subito: siamo noi che abbiamo bisogno di loro, non il contrario. Mi riferisco alla specie umana ed al suo controverso rapporto con le piante, di cui diamo per scontato esistenza e funzioni mentre il loro stato di salute è in crescente degrado, il più delle volte a causa delle attività  antropiche.

L’80% del cibo degli umani è costituito da piante o loro prodotti e sono le piante che producono il 98% dell’ossigeno che respiriamo! Il loro ruolo ecosistemico, inoltre, è fondamentale per gli equilibri climatici, idrogeologici, biologici ed ecologici.

Per la nostra stessa sopravvivenza, pertanto, è fondamentale il mantenimento di un sufficiente stato di salute delle piante in generale, e non solo di quelle che coltiviamo. Di quest’ultime, comunque, si stima che a causa di avversità parassitarie si perda ogni anno il 40% delle produzioni mondiali, con conseguenti danni commerciali per centinaia di miliardi di dollari, riduzione del reddito agricolo che è alla base dell’economia delle comunità rurali più povere e fame per milioni di persone.

E’ su queste premesse che, su proposta della Finlandia, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) ha proclamato il 2020 “Anno Internazionale della Salute delle Piante (IYPH2020)” con la finalità di aumentare la consapevolezza globale sulla necessità di proteggere la salute delle piante con le ambiziose finalità di porre fine alla fame, ridurre la povertà, tutelare l'ambiente e dare impulso allo sviluppo economico sostenibile.

Il 2020 si annunciava ricchissimo di iniziative (convegni, tavole rotonde, festival, performance artistici, ecc.) dedicate all’IYPH2020 in molti paesi del mondo. L’Italia non faceva eccezione, con la SIPAV (Società Italiana di Patologia Vegetale) che aveva organizzato molte proposte ed un festival estivo. Purtroppo, la pandemia di Covid-19 che ha colpito la salute degli esseri umani ha costretto a ridimensionare i programmi, ma non ha ridotto la portata non solo simbolica dell’anno dedicato alla tutela della salute delle piante.

"Le piante costituiscono la base della vita sulla Terra e sono il pilastro più importante della nutrizione umana. Ma non possiamo dare per scontato che le piante godano di buona salute", ha dichiarato il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, in occasione della presentazione dell'IYPH2020.

Secondo il documento elaborato dalla FAO, che analizza dati allarmanti, la salute delle piante è sempre più minacciata. I cambiamenti climatici e le attività umane hanno modificato profondamente gli ecosistemi, riducendo la biodiversità e creando nuove nicchie in cui i parassiti possono prosperare. Allo stesso tempo, i viaggi e gli scambi internazionali sono triplicati negli ultimi dieci anni e possono diffondere rapidamente parassiti e malattie in tutto il mondo causando gravi danni alle piante autoctone, all’agricoltura e all'ambiente.

“Prevenire e meglio che curare” è un approccio che vale nella medicina animale come in quella vegetale: proteggere le piante da avversità biotiche o abiotiche è molto più conveniente rispetto a gestire le emergenze. I parassiti e le malattie delle piante sono spesso impossibili da eradicare una volta che si sono stabiliti in una nuova area e la loro gestione richiede l’impiego di molte risorse economiche, umane e di tempo. La prevenzione è, quindi, fondamentale per evitare l'impatto devastante di parassiti e malattie sull’ecosistema, sull'agricoltura, sui mezzi di sussistenza e sulla sicurezza alimentare.

Combattere le avversità biotiche è possibile con mezzi chimici (i “pesticidi” o “agrofarmaci”) che tuttavia hanno effetti collaterali, sia sulle piante che si intende proteggere che sull’ambiente e su altri organismi non bersaglio. Si rende pertanto indispensabile adottare nella fitoiatria, agraria e forestale, un approccio ecosistemico, attraverso la “gestione integrata”, combinando diverse strategie e pratiche di gestione, riducendo al minimo l'uso di pesticidi.

Nel concreto, i principali obiettivi dell'IYPH, declinati in azioni internazionali e locali, sono:

- sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza delle piante sane per raggiungere l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile;

- evidenziare gli effetti della salute delle piante sulla sicurezza alimentare e sulle funzioni degli ecosistemi;

- condividere le migliori pratiche su come mantenere le piante in buona salute tutelando al tempo stesso l'ambiente.

A livello globale, i governi, i legislatori e i responsabili politici dovrebbero responsabilizzare le organizzazioni per la tutela delle piante, fornendo loro adeguate risorse umane e finanziarie. Dovrebbero inoltre investire di più in ricerca e divulgazione in materia fitosanitaria e in tecniche e tecnologie innovative. La collaborazione con tutte le parti interessate - governi, mondo accademico e della ricerca, società civile, settore privato – è fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati dall'IYPH2020. E la FAO, con la sua Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante (IPPC), sta lavorando agli Standard Internazionali per le Misure Fitosanitarie (ISPM) da far adottare a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.

Anche in Europa l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, alla salute delle piante ed a quella degli uomini e degli animali è sempre più alta e si traduce in una serie di atti legislativi che stanno incidendo profondamente sulla gestione degli ecosistemi e dell’agricoltura negli Stati membri, in una visione così detta one health (in cui si riconosce che la salute dell’uomo è indissolubilmente legata a quella dell’ambiente e degli organismi animali e vegetali che lo abitano e che richiede un approccio olistico, collaborativo e multisciplinare).

Diversi recenti regolamenti, direttive ed atti di indirizzo dell’Unione europea interessano direttamente la salute delle piante, la prevenzione all’introduzione di organismi nocivi, la sostenibilità dell’uso dei prodotti fitosanitari, la circolazione del materiale vivaistico, tanto che ormai, più che dei singoli atti, si parla a ragione di “nuovo regime fitosanitario” europeo.

L’adozione delle nuove norme fitosanitarie in Italia è un processo già iniziato ma implica una profonda riorganizzazione anche della macchina amministrativa e tecnica dei servizi fitosanitari che, nel nostro Paese, sono strutturati essenzialmente a livello regionale con inevitabili difficoltà nell’armonizzazione e nell’efficacia delle attività. La nota epidemia di Xylella fastidiosa negli oliveti pugliesi o la diffusione della cimice asiatica lungo tutta la Penisola costituiscono un esempio concreto e un monito sulla necessità di disporre di un efficiente ed adeguato sistema fitosanitario a livello nazionale e locale.

Agrifoglio n. 97 -  

Temi
SeDI
Autori
Arturo Caponero

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