Focus

Sardegna, 185 officinali in superfici specializzate

La valorizzazione del comparto punterà sull'aggregazione dei produttori e sulle tipicità che si stanno proponendo di anno in anno
didascalia.

Salvia desolanea Atzei et Picci, specie endemica della Sardegna.

Data:Mon Jun 28 10:37:57 CEST 2021

Sebbene la coltivazione di piante officinali in Italia possa vantare un’antichissima tradizione, è negli anni ’20 e ‘30 che questo settore rileva un notevole impulso di tipo produttivo. In quegli anni, nella logica della dominante politica autarchica, vennero messe a coltura numerose piante di interesse aromatico ed officinale, arrivando a garantire, con oltre 230 specie coltivate, una qualificata produzione ed avviando nel contempo consistenti flussi di esportazione, soprattutto di oli essenziali, concianti e coloranti. 

Per l’elenco delle specie Clicca QUI.

Come è successo a livello nazionale, anche in Sardegna nell’immediato dopoguerra - e sino alla fine degli anni ‘60 - è stata privilegiata una politica di tipo industriale che, attraverso la realizzazione di prodotti di sintesi, ha portato ad un forte ridimensionamento di tutto il settore delle piante aromatiche ed officinali.

Come nel resto dell’Italia anche in Sardegna, attorno agli anni ’70, si è potuto assistere ad una rivalutazione delle produzioni officinali ed aromatiche dovuta, non tanto alla crescente domanda di prodotti cosiddetti “naturali”, ma alla necessità di promuovere, anche attraverso il rilancio del settore delle piante aromatiche ed officinali, la salvaguardia e la rivitalizzazione di ampie zone marginali.

Questa filosofia, perfettamente in linea con le esigenze di salvaguardia di numerosi territori, si è però via via evoluta sulla base delle esigenze economiche delle aziende agrarie, sino ad arrivare ai giorni nostri a forme di conduzione razionali, sviluppate in terreni tutt’altro che marginali, in genere con metodiche ecocompatibili.

 

Analisi strutturale del comparto

L’analisi del comparto delle piante aromatiche ed officinali è sempre risultata particolarmente difficoltosa a causa dell’elevato numero di specie botaniche utilizzate oltre che per problematiche legate all’inserimento di numerose specie anche in altre filiere agricole (es. colture ortive). Ci si è sempre pertanto trovati con grossi problemi di valutazione statistica dei dati del settore che viene ancor oggi monitorato in genere attraverso l’esperienza degli operatori e dei tecnici del settore.

  • La coltivazione delle piante aromatiche ed officinali.

Dalla elaborazione delle principali fonti statistiche, si può rilevare come in Sardegna le produzioni nel settore delle piante aromatiche ed officinali vengono garantite da circa 185 ettari in superficie specializzata, in genere fortemente frammentata e non di rado polverizzata.

L’approvvigionamento viene inoltre garantito dalla raccolta dello spontaneo che, oltre per gli scopi liquoristici (es. Myrthus communis), viene effettuata anche per produzione di oli essenziali, di fitocosmetici e di droghe essiccate per scopi aromatico-condimentari.

Attualmente si assiste ancora alla raccolta dallo spontaneo di specie quali il Thymus herba barona, Thymus capitatus, Eucaliptus globulus, Crataegus monogyna, Lavandula stoechas, Helychrysum italicum, Rosmarinus officinalis, Juniperus sp., Myrthus communis, ecc.

La coltura più rappresentativa del settore in Sardegna risulta essere quella del Crocus sativus (zafferano), con circa 42 ettari, prevalentemente effettuata nell’area geografica del Medio Campidano ed in particolare nei comuni di San Gavino Monreale, Villanovafranca e Turri.

Gli stimmi di zafferano, opportunamente essiccati al calore, vengono in genere commercializzati attraverso società di vario tipo che provvedono anche alla conservazione ed al confezionamento degli stessi. Sono altresì presenti casi di vendita diretta del prodotto in azienda, oltre che nelle zone dove la coltura viene tradizionalmente praticata, soprattutto in quelle altre in cui la coltura viene effettuata in forma isolata (es. Alto Tirso, Sarcidano, ecc.).

La generalità delle aziende sarde operanti nel settore, avendo la necessità di offrire un ventaglio ampio di produzioni, hanno un ordinamento colturale misto in cui le varie specie vengono coltivate su piccole parcelle con appropriati piani di rotazione oltre che per limitare i frequenti problemi di “stanchezza del terreno” anche per ridurre al minimo i trattamenti anticrittogamici ed insetticidi con prodotti di sintesi.

Relativamente alle esigenze del mercato liquoristico e più specificatamente di quello del “Mirto di Sardegna”, nell’intento di assicurare un costante approvvigionamento di bacche e con lo scopo di limitare le innumerevoli variabili legate alla diversità delle due fondamentali sottospecie e delle numerose varietà e forme, sono stati realizzati a partire dagli anni 2.000 numerosi mirteti le cui produzioni non sempre hanno trovato facile collocazione nel mercato del liquore tipico.

Per prendere visione dei principali dati del monitoraggio delle superfici coltivate a piante aromatiche ed officinali in Sardegna Clicca QUI. I dati, per quanto non più aggiornati dal 2010, mostrano la dinamicità proprio del settore che si porta ad evoluzioni continue a seconda delle nuove tendenze del mercato. 

Dall’esame dei grafici sopra riportati si può evidenziare un deciso incremento della coltura, in termini di superficie, a partire dalla fine degli anni ’90 allorché con gli interventi previsti dal P.O.R. Sardegna si sono formate le prime aziende con dimensioni più consone ad affrontare l’attività di prima trasformazione aziendale (essiccazione e distillazione in corrente di vapore).

Si può infatti notare come le aziende produttrici, ad esclusione dello zafferano, pur avendo una sostanziale diminuzione in termini numerici hanno consolidato la loro base aziendale passando dai circa 1.900 m2 del 2000 ai 17.900 m2 del 2005; un calo sostanziale si è verificato successivamente dal 2.005 al 2.010 allorché il settore ha mostrato una decisa flessione in termini di superficie, accompagnata da una lieve flessione anche del numero di aziende operanti nel settore.

  • Incremento delle produzioni attraverso la creazione di forme aggregative di offerta

In data 31 gennaio 1995, per opera della “Federazione Francese dei produttori di piante medicinali” (FNPAPAM), è stata costituita l’“Associazione Europea dei Produttori di piante da profumo, aromatiche e medicinali” (EUROPAM) alla quale è stato demandato il compito di qualificare e valorizzare le produzioni comunitarie, attraverso una capillare attività informativa di tipo commerciale e tecnico.

Nel marzo dello stesso anno, con l’intento di aggregare le imprese agricole e gli industriali del settore, è stata fondata in Italia la “Federazione Italiana Produttori Piante Officinali” (FIPPO), mentre in Sardegna, in data 15 gennaio 1996 è nata la prima associazione regionale di produttori del settore, il “Consorzio produttori sardi di piante officinali e loro derivati”.

Successivamente in ambito regionale, nell’ottica prevalente di aggregare le produzioni, si sono costituite nuove forme associative che, purtroppo, non sempre hanno raggiunto gli obiettivi prefissati.

Questi insuccessi, peraltro non rari nel mondo agricolo in generale e delle colture aromatiche ed officinali in particolar modo, non devono però costituire un pretesto per abbandonare una filiera che sempre più si sta affermando in campo internazionale ma deve costituire uno stimolo per raggiungere con forza degli obiettivi comuni tra le aziende ancora operanti e quelle di nuova costituzione.

In considerazione delle richieste provenienti dal mercato si dovrà pertanto cercare di proporre strutture che, in forma aggregata, siano in grado di garantire forniture idonee, di elevata qualità e possibilmente certificate.

Tra le strategie da continuare a perseguire, nonostante per prime esperienze non proprio positive, si dovranno sviluppare strategie volte a promuovere l’aggregazione tra i produttori, valorizzando nel contempo le specie e la vocazionalità delle zone di produzione e conducendo al meglio le coltivazioni, possibilmente in forma ecocompatibile.

 

Attività di valorizzazione

L’attività di valorizzazione nel settore delle piante aromatiche ed officinali non si differenzia sostanzialmente da quella proposta in altri settori di maggiore valenza economica e si basa fondamentalmente sull’acquisizione o di marchi di qualità o di denominazioni specifiche riconosciute a livello internazionale. In quest’ottica sono già state realizzate importanti iniziative nel settore aromatico con l’istituzione della DOP dello “Zafferano di Sardegna” ed in quello liquoristico con lo studio, la realizzazione e l’utilizzo del marchio di qualità del “Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale” che tende a privilegiare le produzioni locali secondo specifiche tecnologie in linea con le formulazioni tradizionali.

In base alle precedenti considerazioni l’attività di valorizzazione del settore delle piante aromatiche ed officinali in Sardegna dovrà proseguire con azioni specifiche volte a tutelare le produzioni più tipiche che si stanno di anno in anno proponendo, quali l’Helichyisum italicum subsp. microphyllum e la Salvia desoleana Atzei et Picci, per le quali sarà opportuno predisporre specifici disciplinari di produzione.

 

Agrifoglio n. 103 -  

Temi
Piante Officinali
Autori
Bruno Satta

Agenzia Laore, Regione Sardegna

Riccardo Laconi

Agenzia Laore, Regione Sardegna

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