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Massimo Mercati, ABOCA: "La prima regola della natura è la circolarità"

Intervista di Agrifoglio all'amministratore delegato della prestigiosa azienda italiana che opera nel comparto officinale ed esporta in tutto il mondo
didascalia.

Operazioni colturali in un campo di Aboca.

Data:Thu Jun 24 11:28:10 CEST 2021

Aboca S.p.A. Società Agricola nasce nel 1978 sulle colline toscane e in pochi anni arriva a creare una filiera di produzione che partendo dalla coltivazione biologica di erbe officinali, arriva alla realizzazione di prodotti naturali e biodegradabili per la salute (dispositivi medici e integratori alimentari a base di sostanze naturali). Oggi opera su 1.700 ettari tra Toscana e Umbria, coltiva più di 60 specie di piante medicinali ed è titolare di 21 brevetti nazionali e internazionali. Ha un fatturato che si aggira sui 230 milioni di euro, esporta in 16 paesi oltre all’Italia e conta oltre 1.600 dipendenti. Recentemente ha acquisito una nuova forma giuridica, quella di Società Benefit ed ha ottenuto la certificazione B Corp.

La Redazione di AGRIFOGLIO ha intervistato Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca.

 

Come e da chi è nata l'idea di un'azienda così?

L'azienda è nata nel 1978 per volontà di mio padre Valentino Mercati, che al tempo era un imprenditore di successo in un settore totalmente diverso, aveva una serie di concessionarie di veicoli e macchine da lavoro. Abbandonò quel settore non perché non fosse redditizio, ma perché era convinto, già allora, che fosse necessario ripensare il nostro rapporto con l’ambiente. Erano anni in cui si diffondeva la consapevolezza che l’equilibrio tra l’uomo e la natura si stava incrinando, e decise di fondare Aboca, di studiare le piante medicinali e di lavorare per la salute dell’uomo. Oggi in Aboca ci occupiamo di ricercare nella natura soluzioni efficaci, sicure e scientificamente validate, sviluppando dispositivi medici e integratori alimentari a base di sostanze naturali, Evidence Based, 100% naturali e biodegradabili, nel rispetto dell’organismo e dell’ambiente.

 

Come si è evoluta la domanda del mercato negli anni e quali sono attualmente le specie più coltivate nella vostra azienda e le sostanze più richieste dal mercato?

Sicuramente è cresciuta la consapevolezza e l'attenzione delle persone al modo in cui ci curiamo. Grazie alla ricerca è oggi possibile sviluppare prodotti per la salute 100% naturali, efficaci, validati scientificamente, sicuri per l'uomo e per l'ambiente. Le sostanze naturali nell'immaginario comune sono ancora spesso legate a un modo tradizionale di curarsi: il lavoro di Aboca è invece quello di studiare la complessità naturale e trovare in essa, attraverso la scienza e la tecnologia, soluzioni innovative per la salute.
Alcuni dei nostri prodotti sono leader di mercato in Italia e sempre più apprezzati in Europa e nel mondo, e per realizzarli, nei nostri terreni in Valdichiana e Valtiberina, coltiviamo oltre 60 specie di piante medicinali, tra le quali grindelia, elicriso, passiflora, melissa, altea che poi vengono lavorate nei nostri stabilimenti con tecnologie di tipo farmaceutico. Da queste piante estraiamo i complessi molecolari che stanno alla base dell’efficacia dei nostri prodotti come ad esempio Grintuss, il nostro sciroppo per la tosse, Sedivitax per favorire il sonno o NeoBianacid per acidità e reflusso gastroesofageo. Tutti i prodotti sono privi di OGM, sostanze di sintesi ed emisintesi.

 

La vostra produzione di piante è sufficiente per le vostre esigenze o dovete acquisirne in parte all’esterno? Se sì, fate contratti con agricoltori italiani o acquisite il prodotto dall’estero?

Coltiviamo direttamente circa il 70% della materia prima necessaria alla nostra produzione, la restante parte è acquistata esternamente. Si tratta di piante che per ragioni climatiche o geografiche si adattano difficilmente alle nostre latitudini, ad esempio l'aloe e il ginseng. Tutti i fornitori esterni, nazionali e stranieri, devono rispettare rigorosi disciplinari che contengono parametri di qualità e sicurezza che controlliamo in modo costante.

Il 90% dei fornitori di Aboca (non solo in agricoltura, ma in tutta la nostra filiera, che va dal seme al prodotto finito) sono italiani, e oltre un terzo sono locali, con sede tra Umbria e Toscana.

 

“Aboca è una healthcare company italiana”. Cosa significa e soprattutto cosa significa per voi aver raggiunto questo traguardo?

Essere una "healtcare company" significa che la nostra è un'azienda che lavora per la cura della salute delle persone. I nostri prodotti, in particolare quelli che rientrano nella categoria dei Dispositivi Medici a base di sostanze - da anni sempre più il core della nostra azienda - vantano un'azione terapeutica, attraverso un meccanismo fisiologico e non farmacologico, e rappresentano una vera innovazione nel campo della cura di molti problemi di salute nell’area delle prime vie respiratorie, del tratto gastro-intestinale e del metabolismo. Per noi in particolare essere "healthcare company" significa ricercare soluzioni per la cura a partire dalle sostanze naturali. Abbiamo oltre 100 persone impegnate in questo: dalla ricerca agricola a quella botanica e storica, passando dai laboratori di biologia dei sistemi e di analisi metabolomica, arrivando fino alla ricerca preclinica e clinica. A conferma che l'incontro tra scienza e natura è possibile e può produrre innovazione per la salute.

 

Visto il vostro impegno nel sociale, quali suggerimenti dareste ad un agricoltore che volesse avviare una coltivazione di piante officinali?

Sicuramente non si può prescindere dall'agricoltura biologica, rispettosa dell'intero sistema vivente. Che si produca per il mercato della salute, per quello alimentare o per altri settori, è fondamentale ricordare che la prima regola della natura è la circolarità: adottare pratiche agricole rispettose della biodiversità, dei suoli e delle acque non è solo una questione di qualità, né tantomeno di marketing, ma è una condizione essenziale per la salute nostra e del pianeta. Recentemente abbiamo ricevuto la certificazione "Biodiversity Alliance" con 100 punti su 100, un'attestazione che certifica la qualità biologica e l'elevato tasso di biodiversità dei nostri terreni. Questa non deve essere né un'eccezione né un'attività fine a sé stessa, ma la dimostrazione che è possibile ottenere grandi risultati attraverso un'agricoltura sostenibile. È anche la strada su cui l'Europa ha scelto di indirizzarsi, speriamo con sempre maggior convinzione. Un altro consiglio che possiamo dare è di valutare la possibilità di diventare Società benefit o B Corp e cioè una società orientata non solo al profitto ma anche al bene comune. Noi abbiamo scelto questa strada con grande convinzione in quanto lavorare per il bene comune è nel nostro DNA imprenditoriale.

 

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Agrifoglio n. 103 -  

Temi
Piante Officinali
Autori
Maria Assunta Lombardi

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