Basilicata, fragola coltura leader nel Metapontino
Da quasi 30 anni la sperimentazione varietale seguita dall'Azienda "Pantanello" dell'ALSIA accompagna coraggiose scelte imprenditoriali
Data:30 Apr 2021
La coltivazione della fragola in Basilicata fu introdotta nel Metapontino nel 1955, ma ebbe una certa diffusione solo alla fine degli anni ’60 raggiungendo la superficie di 70 ha. Nel corso degli anni ’70 si verificò un ulteriore incremento tanto da arrivare a circa 900 ha nel 1979.
L’espansione della coltura era allora favorita da manodopera a basso costo, dalla disponibilità di nuove aree irrigue, dalla presenza di nuovi imprenditori e da condizioni climatiche favorevoli. Infatti, le temperature miti nel periodo autunnale favoriscono la differenziazione delle gemme, condizione indispensabile per un’abbondante fruttificazione in primavera. Agli inizi, la coltivazione era effettuata soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare. L’aumento dei costi di produzione, determinato dall’incremento del costo della manodopera, provocò a partire da metà degli anni ’80 una drastica diminuzione della superficie, con un aumento di campi coltivati a ristoppio. Questo, accompagnato dagli anomali andamenti climatici stagionali e l’uso di varietà non molto produttive, riduceva la redditività dei fragoleti, con un continuo declino delle superfici sino a raggiungere i 350 ha a metà degli anni ‘90.
Per un certo periodo la superficie si è mantenuta costante, per poi avere un incremento a fine anni ’90, tanto da superare i 700 ha nei primi anni del 2000, grazie alla presenza di grossi gruppi di commercializzazione del Nord, privati o cooperative, che coprivano periodi di mercato non soddisfatti dalle produzioni settentrionali, con un prodotto decisamente di alta qualità. Dal 2003 si è avuta una contrazione della superficie che si è poi stabilizzata intorno a 400 ha. Negli anni successivi, grazie all’uso di piante fresche e di varietà di grande qualità, si è verificata un’inversione di tendenza, con un aumento continuo delle superfici, arrivando a circa 900 ha nel 2016/17. La ripresa ed il rilancio è avvenuto grazie alla introduzione di nuovi genotipi ed alle elevate capacità imprenditoriali che hanno puntato alla realizzazione di sistemi colturali tesi a massimizzare la qualità delle produzioni. Nel 2020 si sono avuti buoni risultati commerciali conseguiti anche per la minore concorrenza per il prodotto riveniente da altri Paesi produttori europei, nello specifico la Spagna. Il prezzo di mercato e la campagna produttiva abbastanza ampia, hanno determinato una buona redditività della coltura, che si è riversata su una maggiore superficie investita in questa annata. Nello specifico, nel 2021 si stimano 998 ha di fragola contro gli 841 del 2020, con un incremento del 19% e di circa 157 ha.
Il grafico seguente sintetizza l’andamento della superficie a fragola nel Metapontino dal 1964 ad oggi.
Osservando il grafico si nota come ormai da un quinquennio le superfici si sono collocate oltre gli 800 ha, con oscillazioni dovute ai risultati economici. La risalita continua delle superfici si è avuta a partire dal 2010 allorquando vi è stato il passaggio dalle piante frigoconservate a quelle fresche a radice nuda. Tale scelta ha consentito una migliore distribuzione della produzione, non più concentrata in 15-20 giorni, ma distribuita su 3 mesi.
Il calendario di produzione è ampio. Infatti l’offerta di fragola parte da novembre per concludersi a maggio, con un picco che va da marzo a maggio. Tale situazione ha permesso di essere presenti sui mercati in periodi in cui il prodotto proviene da altri Paesi (Spagna) o regioni italiane come Sicilia e Calabria.
Le varietà coltivate
Nello standard varietale, rispetto agli anni precedenti, aumentano in maniera significativa il numero di varietà coltivate. Ciò consente un anticipo della raccolta nella fase precoce del mercato, in modo da creare nuovi marchi commerciali (brand Rossetta e Matera) per fidelizzare le scelte del consumatore, legando il prodotto al territorio di produzione.
Rispetto alla tipologia coltivata, le piante fresche si coltivano per il 94% mentre le cime radicate per il 6% e per questa tipologia prevale la Florida Fortuna.
Tra le varietà coltivate primeggia Candonga Sabrosa che rappresenta circa il 60% della superficie coltivata, mentre tra le nuove introduzioni spiccano Rossetta e Inspire che, già presenti nelle annate precedenti, nel 2021 raggiungono l’8,6 e il 5,9% dello standard. Interessante l’incidenza delle nuove introduzioni come Gioelita, Redsara e Miranbella, mentre si confermano con una superficie costante Melissa e Sabrina (figura 1). In figura 2 si vede un particolare della produzione della NSG 120, di recente introduzione nel Metapontino.
Lo standard varietale proposto negli ultimi anni ha avuto come riferimento l’offerta di un prodotto di alta qualità organolettica e con una shelf life che consente di dare una maggiore durata commerciale al prodotto. Queste sono le caratteristiche tipiche di Candonga Sabrosa, introdotta nel 2003, che ormai da oltre un decennio primeggia nello standard varietale lucano, condizione che non ha eguali nella lunga storia della fragolicoltura metapontina.
L’auspicio di questa annata è che gli sforzi delle imprese, sostenuti per incrementare le superfici coltivate, vengano compensati dai risultati commerciali, per consentire una redditività adeguata in modo da assicurare un futuro a questa coltura che rappresenta un riferimento sia per l’agricoltura lucana che per quella italiana, grazie alla proposizione di un prodotto di alta qualità in linea con quella del food made in Italy.
La sperimentazione varietale
A latere della coltivazione, da oltre 30 anni viene svolta dall’Azienda Pantanello dell’Alsia l’attività di sperimentazione di varietà selezionate dal miglioramento genetico nazionale e straniero. L’obiettivo è di verificare il comportamento vegeto-produttivo per dare indicazioni nelle scelte varietali che i produttori devono operare.
Un po’ di botanica e storia Questo piccolo frutto era conosciuto già dall’uomo preistorico e riportato nella Bibbia, le prime menzioni, però, si ebbero in epoca romana da parte di Ovidio e Plinio, che per il profumo dei frutti la chiamarono "fragrans". La fragola che oggi coltiviamo è un ibrido ottenuto casualmente nel 1766 da un giovane francese Antoine Nicholas Duchesne, divenuto giardiniere del re Luigi XVI, tra Fragaria virginiana e Fragaria chiloensis, entrambi ottoploidi da cui deriva la specie Fragaria × ananassa Duch., a cui appartengono tutte le varietà coltivate a livello mondiale. L’interesse verso al F. chiloensis, originaria dalle coste cilene, era dovuto al fatto che questa specie presentava frutti di grossa pezzatura. E’ stato considerato sempre il frutto della passione, sia per il suo colore rosso che per la forma cuoriforme. Delle virtù erotiche della fragola si parlava ai tempi di Luigi XIV, Re sole. Pare che le dame francesi si affidassero a fragole, zucchero e panna prima di lanciare segnali di seduzione. Shakespeare invece la definì "cibo da fate" e Linneo, il padre della moderna botanica, "bene di Dio". La tradizione popolare però attribuiva alla fragola anche proprietà magiche. Secondo alcune credenze infatti, per evitare il morso dei serpenti basterebbe raccogliere le sue foglie il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, che amava particolarmente questo frutto, farle essiccare al sole e con queste confezionarci una cintura.
Aspetti nutrizionali La fragola fa parte del gruppo dei frutti rossi, in cui rientrano frutta e verdura dalle virtù preziose perché capaci di ridurre il rischio di sviluppare tumori e patologie cardiovascolari, e di proteggere il tessuto epiteliale. Il rosso è un colore con una potente azione antiossidante dovuta a due sostanze fitochimiche: il licopene e le antocianine. Il licopene combatte i tumori al seno e alle ovaie nelle donne, e il tumore alla prostata negli uomini. Ne sono ricchi i pomodori e l'anguria. Le antocianine, presenti ad esempio nell'arancia rossa, sono un utile alleato nel trattamento delle patologie dei vasi sanguigni, della fragilità capillare, nella prevenzione dell'aterosclerosi procurata da alti livelli di colesterolo, nell'inibizione dell'aggregazione piastrinica e nel potenziamento della funzione visiva. Rimanendo sempre tra la buona frutta, fragole e ciliegie sono ricche di carotenoidi, nemici dei tumori, delle patologie cardiovascolari incluso l'ictus, della cataratta, dell'invecchiamento cellulare, delle patologie neurodegenerative e dell'invecchiamento cutaneo. Nel rosso c'è anche la vitamina C. Fragole e arancia rossa, ad esempio, ne contengono grandi quantità che aiutano la produzione di collagene, mantengono integri i vasi sanguigni, stimolano le difese immunitarie, la cicatrizzazione delle ferite e incrementano l'assorbimento del ferro contenuto nei vegetali. Composizione chimica della fragola in confronto ad altri frutti (Fonte INRAN)
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