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Alta Val d’Agri, solo 12 ettari nel 2020

Superfici sostanzialmente stabili nel tempo: qui il pomodoro non regge la concorrenza di altre colture più redditizie
didascalia.

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Data:Mon Jun 22 22:04:57 CEST 2020

Il comprensorio "Alta Val d'Agri" si estende per circa 65.000 ettari, di cui 10.000 sono pianeggianti e irrigui. Le produzioni di qualità sono principalmente dovute all'utilizzo di acque sorgive e al particolare clima di cui gode la zona collocata sui 600 metri sul livello del mare. Lo sbalzo termico estivo tra giorno e notte di 10-15°C consente una ottima colorazione degli ortaggi e una caratteristica sapidità che viene anche riconosciuta nell’elevato grado Brix delle produzioni ottenute. I terreni sono tendenzialmente argillosi, fertili, ben dotati di potassio, scarsamente dotati di calcio e magnesio. La piovosità assume un valore eccezionale per un’area del mezzogiorno, con una media annuale di 800-1000 mm all’anno.

Sono stati 12 gli ettari a pomodoro realizzati nel 2019, e il dato non subirà una variazione per l’anno in corso. Negli anni addietro le superfici sono state di 11 ettari nel 2016 e 2017, e di 10 ettari nel 2018. La coltura non subisce sostanzialmente grosse variazioni di superficie nel corso degli anni per uno scarso interesse dovuto sia al periodo produttivo, che coincide con le aree tipiche di produzione della Campania e della Puglia, e sia per i costi di impianto.

La cultivar più utilizzata è la Scooter F1. Scooter è un ibrido a ciclo medio precoce, di buona pezzatura, resistente a TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus o Virus dell'Avvizzimento Maculato del Pomodoro, classificato nel genere Tospovirus e in grado di infettare oltre 1000 specie vegetali appartenenti a diverse famiglie botaniche), a diversi funghi terricoli e con resistenza intermedia ai nematodi. L’elevata produttività e l’ottima consistenza delle bacche soddisfano le esigenze del fresco, anche se questa cultivar è nata come pomodoro da industria.

Le rese sono abbastanza interessanti attestandosi tra le 44-50 tonnellate ad ettaro.

Lancelot F1 appartiene alla tipologia “San Marzano”, presenta diverse resistenze: al ToMV (Tomato Mosaic Virus o Virus del Mosaico del Pomodoro) e ad alcuni patogeni fungini. Presenta una resistenza intermedia per quanto attiene i nematodi galligeni. Il vantaggio della sua coltivazione è data dalla qualità del frutto che può trovare diverse forme di commercializzazione (frutto singolo, da insalataro o a maturazione rossa). In Alta Val d’Agri è coltivato sotto serra e le piante, a sviluppo indeterminato, producono grappoli costituiti da 6-8 frutti con un peso medio che supera i cento grammi.  

La tecnica prevede la realizzazione della classica fila semplice pacciamata con trapianto intorno alla terza decade di maggio o prima decade di giugno. La concimazione prevede l'utilizzo di circa 80 unità di azoto, 90 di fosforo e 70 di potassio interrate con le lavorazioni. I problemi fìtosanitari più comuni sono il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) e la piralide (Ostrinia nubilalis). Tra le crittogame peronospora (Phytophthora infestans) e batteriosi (cancro e picchiettatura betterica). Il ricorso a piantine in contenitore alveolato ha comportato l'aumento delle micoplasmosi, in particolare della virescenza ipertrofica o Stolbur.  Il prezzo è molto interessante e si posiziona intorno ai 0,60-0,70 centesimi di euro/chilo.

Agrifoglio n. 96 -  

Temi
Produzioni agroalimentari di qualità
Autori
Mario  Campana

Funzionario Alsia

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